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Il viaggio
Sto viaggiando spesso con le parole e mi piace guardare dal finestrino
tutto quello che mi si muove dentro.
Di solito in scompartimenti poco affollati con prenotazione obbligatoria.
Lascio sempre detto a chi mi segue a distanza gli orari di arrivo e ripartenza dalle varie stazioni
perchè seppur sveglia, mi dimentico di scendere.
Arriva allora una telefonata, un sms per ricordarmi di scendere alla prossima fermata.
Quando mi perdo nei miei paesaggi dentro, difficilmente ricordo che esiste un fuori.
Non so per quale strano motivo, quando qualcuno mi si siede accanto
di solito inizia a parlarmi di se’.
Di solito mi parlano con nostalgia e curiosità.
In viaggio non programmo mai le cose che dirò o farò.
Ho smesso di programmare quando ho capito che non serve a niente
programmarsi l’esistenza, perchè tanto c’è sempre un imprevisto
a farti da inciampo.
Preferisco far fare le flessioni agli occhi e al cuore
per godermi l’istante che sto vivendo.
perchè il dopo non si sa mai se arriverà.
Amo le stazioni. Amo le stazioni dove qualcuno mi aspetta.
Mi piace sapere che qualcuno è lì
per un abbraccio, per un bacio, per una carezza.
Alla stazione mi aspetta una persona speciale
a cui non posso non voler bene.
Mi avverte che la stampa ha parlato di noi
in un binomio che non conoscevamo ne’ io, ne’ lui
all’incontro previsto per i poeti liguri.
Manovale di sensazioni insieme ai poeti
Arriviamo nella sala affollata di poeti e curiosi
con un grande tavolo pieno di microfoni per dare volume alle sensazioni.
Inizia a parlare l’editore indicandomi subito
come unica poeta fuori regione, voluta lì per festeggiare i 10 anni della Casa Editrice.
Sono di una timidezza impressionante nonostante la mia apparente sicurezza.
Si crea subito curiosità intorno a me e la timidezza fa da regina.
Giovanni Choukhadarian mi introduce dedicandomi una poesia,
poi proseguo io con tre pezzi di cui un inedito.
In finale, sempre all’apice della poesia, concludiamo in un timido bacio.
Senza micorfoni, lontano dai tavoli per i letterati.
Rimaniamo lì solo una mezz’ora, il tempo necessario per ricevere
un invito da una neo associazione culturale imperiese per le loro manifestazioni
in cui è stata richiesta la mia presenza.
Lasciamo quasi subito i poeti per andare a Arma di Taggia
dove mi aspettano gli Amici del Tenco.
Senza pelle
Senza pelle arriva tutto, subito.
Credo che Giovanni abbia avuto questa capacità, subito
di percepire di me, l’essenza.
Insieme percorriamo le strade che ci mostrano il mare.
Bello ascoltare anche il silenzio dell’altro, interrotto di tanto in tanto
da una frase, uno sguardo, un sorriso.
Con gli Amici del Tenco so che posso stare nuda,
so che mi vogliono bene.
Con loro riesco a dimenticarmi delle lacrime
Con loro io sto bene.
Lei è diversa
Incontro la mattina successiva l’editore
per le cose che vanno stabilite.
Ormai sono a casa lì, ogni volta che salgo ad Imperia.
Mi guarda quasi con stupore e forse con dolcezza
e mi dice: "Poetessa Niccolai, lei forse non se ne rende conto. Lei è diversa".
Forse. Ma ho sete come tutti. Ha mica un bicchiere d’acqua da darmi?
Allora ride. Poi proseguiamo sulle cose da dire e da fare.
Incontri
Una delle cose magnifiche dei miei viaggi, sono le persone.
Ad Albenga credo di aver non fatto incontrare solo parole.
Speciali sono le persone e sempre ci si riconosce dall’odore.
Lo sanno Roberto, Stefano e lo sa Vittoria.
Se di una serata di poesia si riesce
a finire in familiarità, penso
che il senso della poesia sia davvero arrivato.
Io non amo molto i letterati.
Io, manovale dei miei sensi, preferisco
chi ancora si commuove per un abbraccio
o si innamora della luna.
Il Cuore I
Il rientro è passato per una sala di terapia intensiva
dove una persona conosciuta attraverso le mie parole
ha avuto un grave problema col cuore.
Ci conoscemmo ad una serata di poesie a casa di amici comuni.
Ricordo che il nostro primo incontro fu un abbraccio di lacrime
e lui, uomo adulto mi ringraziava e piangeva.
Rimango in silenzio nella camera d’ospedale in cui una macchina
gli tiene sotto controllo il cuore.
– Ho paura a emozionarmi, Beatrice, non so che scherzo mi giocherà il cuore.
Gli tengo la mano e con l’altra gli regalo una copia del libro.
Non so che scherzi giochi il cuore,
ma siamo tutti un pò malati.
Lo bacio, l’abbraccio e gli do appuntamento per il 10 novembre.
Le lacrime hanno un valore estremo.
Soprattutto quelle date così senza troppe parole.
Il Cuore II
Laura ha sempre un viso aperto, solare.
Laura ha appena 46 anni e un dolore che parte dal cuore.
L’ho incorciata sui miei camminamenti mattutini
ed aveva un sorriso strozzato dalla paura.
– Beatrice, dopodomani mi ricoverano. Mi operano.
Ho qualcosa alla testa.
Cerca di sorridere poi scoppia in un feroce pianto, non comune a lei,
da sempre donna energica e forte.
Spero di vederti ancora, poi.
Auguri per il libro, fa’ conto che il 10 io ci sia.
Ma spero di vederti, poi…
Lo spero tanto ma non lo so come andrà a finire qui.
Le restituisco un abbraccio, non avendo troppe parole.
Le lacrime mi costringono a un troppo raccontato silenzio.
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Liberamente tratto dal diario di bordo
dal bordo degli occhi
dagli occhi del cuore