un chant

merci l'existence

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Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato due occhi che quando li apro
chiaramente vedo il nero e il bianco
chiaramente vedo il cielo alto brillare al fondo
nella moltitudine l’uomo che amo

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato l’udito così certo e chiaro
sento notti e giorni, grilli e canarini
turbini, martelli ed i lunghi pianti di cani
e la voce tenera del mio amato

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato il passo dei miei piedi stanchi
con loro ho attraversato città e pozze di fango
lunghe spiagge vuote, valli e poi alte montagne
e la tua casa e la tua strada e il tuo cortile

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
del mio cuore in petto il battito chiaro
quando guardo il frutto della mente umana
quando vedo la distanza tra il bene e il male
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari

Grazie alla vita che mi ha dato tanto
mi ha dato il sorriso e mi ha dato il pianto
così io distinguo la buona o brutta sorte
così le sensazioni che fanno il mio canto
grazie alla vita che mi ha dato tanto

Grazie alla vita

Violeta Parra

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(audio: Gabriella Ferri interpreta "Grazie alla vita")

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Liberamente tratto dalle Parole che Amo

maison

Appartenance

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Dalla finestra spalancata entra tutta la notte,
il respiro del giorno, sulla pelle
che non ha più riparo nemmeno nei pensieri.

Una notte di dolcezza
nelle sue braccia di parole,
accerezzata dalla forza delle immagini del sogno
arriva l’ odore lontano che sa quasi di casa.
"Senza tetto, ti darò la mia casa";
la promessa d’un Amore che sà d’eterno Avvento:
ed è da quella sua indecisione che io mi feci strappare il cuore.

La sua incapacità di scegliere lo rese così divino
agli occhi della mia dolorosa tenerezza.
La sua lontanza lo rende d’una bellezza che il tempo evidenzia.
Ed è questo il grande miracolo dell’Amore.


La mattina di fine novembre 
arriva sempre con una voce femminile lontana,
che parla la mia prima lingua
che dopo la terza frase torna ad essere odore d’infanzia.

Il buongiorno sa di latte, sciolto come miele in un abbraccio
a quell’utero che non c’è più,
che la malattia le ha espropriato.

Senza la mia prima casa,
rimane di lei ancora dolce, l’abbraccio.

E’ il giorno della prima lingua,
d’un tedesco che ha tanto della nostra tenerezza,
d’un sole che si come pane si spezza
nella dolcezza dell’Appartenenza.

Delle nostre donne
 da sempre, oggi l’errore si fa perdono.

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Liberamente tratto dalle cose che accadono
e dall’odore della neve

vie amniotique

la pluie

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Respirare così, con semplicità
gli odori che hanno dato anima alla propria storia.
Ognuno c’ha la sua da sgrammaticarsi
lontano dalle parole,
quasi in penombra dal tempo che ancora non si vuole fermare.

Dio no… che non si ferma il tempo
che chiede continui mutui alla stanchezza,
che ogni anno fa rinnovare una polizza con il destino.

Trentanove appuntamenti sempre puntuali,
con bilanci che tranne quelli con l’anima e il cuore, non tornano mai.
Pesano nel bilancio le voci che non emettono suoni,
che hanno ucciso ogni giorno la vita,
rendendola ormai irreversibile destino.

Non predono più nemmeno forma le paure;
fluisce solo lentamente il fiume di pensieri
con su sopra una timida barchetta di carta
con dentro incastonate piccole, brevi e timide parole.

A volte arriva un aereoplano di carta
ad annunciare i nuovi venti della vita,
a trasportare la dolcezza di un odore o di una carezza
e quasi sempre si racconta così la storia,

nell’autismo imperfetto e involontario
d’esistersi.

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alle 1.35, di 39 anni fa, dopo tanta resistienza per non uscire,
dopo taglio cesareo e trasfusioni, la vita si sarebbe opposta con forza
alla mia volontà.

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Dall’album di famglia. Prima del primo bagnetto.

odeur IV

ensemble

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Inutili tutte le corse su terre senza recinti,
a perdere l’odore di una tenerezza
che mi si forma solo sfiorando la Tua pelle.

Inutili tutte le lettere d’Amore
che scrivo per altri,
se in ogni lettera, unico destinatario sei Tu.

Rispondono con fiori e carezze,
con abbracci e baci
gli Amori che s’amano con le nostre parole
sfogliate da altri occhi,
che non siano Tuoi.

pensa Tesoro,
 sembrano quasi vere

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(musica: Pablo Milanes – Yolanda)

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Liberamente tratto dalle parole
e da tutto quello che le parole nascondo

berges

berges

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Acqua di mare amaro
che esali nella notte
verso le eterne rotte;
il mio destino prepara
mare che batti come un cuore stanco
violentato dalla voglia atroce
di un Essere insaziato che si strugge…

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Dino Campana

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Liberamente tratto dalle Voci dei Poeti che Amo

corp

songer

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Di tante parole
avrei fatto volentieri a meno delle mie.

Nascoste alla memoria
le avrei trovate sempre,
impastate di lacrime e  sangue.

Trafugate nel silenzio
come statuine del presepe senza stalla
le inutili parole d’argilla.

Un bacio sulla solitudine
ricorda il privilegio delle labbra,
cosparso d’incenso e olio
si riposa
il corpo dell’anima.

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Liberamente tratto dalla preziosità del Silenzio

desire

force

.

La tua mano che scende dove tutto sale.
La libellula diventa macigno
nello spazio senza tempo,
distillato dal tepore delle parole.

Una parola di troppo
farebbe straripare tutta la nostra immaginazione.

Sì che lo sai. Sai che io lo so.

Il tuo sguardo maschio dentro la mia intimità.
La piccola fiammiferaia accendeva in te,
il suo inguine.

Un fiammifero solo per incendiare
tutte le Rome del corpo e dell’anima.

La tua mano che sale
dove, flettendosi su se stesso, il mio corpo scende.

Una parola non detta,
fra le tante, dal tuo sguardo,  capite.

In te si compie,
riemergendo dalle nebbie,

il desiderio di peccare
tutto quello di cui non necessita
l’amore.

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Liberamente dedicato a …

miracle

trait-d'union

.

Se esiste un luogo chiamato casa,
quel luogo ha la forza del tuo respiro.

***

Stasera, quindici anni fa, con tredici giorni di ritardo
m’avresti dato il primo cenno di vita al di fuori di me,
rompendo la sacca delle acque.

Oggi, quindici anni fa
ero molto giovane e impaurita,
oggi quindici anni fa,
ti scrivevo un quaderno di avvertenze per l’uso,
ma la vita – l’avrai capito –
non è il cavallo a dondolo di legno,
la tua culla di vimini o il carillon che suona Brahms.

Oggi, quindici anni fa
ti parlavo con la voce fuori dal cuore come i matti parlano col vento.
Sì, t’ho sempre parlato anche quando mi abitavi
perchè tu non dovessi mai avere paura
di cosa avresti trovato dove non c’erano cavalli a dondolo
ne’ occhi sicuri a proteggere i tuoi primi passi.

Oggi quindici anni fa,
odore di mandarini e vaniglia
nella casa fatta a forma di tenerezza.

Un cuscino senza trine
le mie carezze alla pancia che
m’avrebbe cresciuta oltre le mie sconfitte.

Oggi quindici anni fa,
non desideravo più alcuna libertà;
Avrei trovato in te, la grande Libertà dell’Appartenenza.

Un bozzolo di carne,
con due pezzi di cielo incastonati
in un infinito cuore

Stanotte, già all’inizio di domani
saresti nato

.
Di questi quindici anni, Giacomo,

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g r a z i e

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Liberamente tratto dal cuore, dall’unico motivo di vita,
dall’utero e dalla pelle