antique

autres temps

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Avevo riordinato tutti gli scaffali,
i ripiani con antichi biglietti ormai scaduti
per i soliti viaggi con la data di ritorno fissata.
Una cuccetta in prima classe  per riposare
un pò la delusione e un rimorso fresco come il pane.

Certi viaggi chiusi
non hanno il senso del viaggio
ne’ dell’abbandono
alle solitudini di paesaggi iriimediabilmente uguali.

Erano belli i viaggi in terza classe
col biglietto ancora da fare
destinazione sconosciuta per un nuovo folle Amore.

L’odore del legno e delle tende color fumo.
Incantevoli certi paesaggi sempre nuovi
neanche le piccole percorrenze non lasciavano
presagire la novità dell’addio.

L’addio ha in sè il dono del vissuto
di quel pianto che diluisce distanze
e amplifica il desiderio del ritorno.

I miei treni erano i treni persi
e le lunghe notti passata a cercare futuro
nel vuoto esistenziale di cui vantavo crediti.

I miei treni avevano l’odore del peccato,
condivisi nel piccolo bagno
fra una stazione e l’altra c’era anche il tempo per godere.

I miei treni,
odor di biancheria nuova e un desiderio
che sta per sbocciare, come un odore antico,
la malinconia.

I miei treni raccontavano la storia del mondo
nei volti della gente e respiravano
gli arrivi e le partenze.

Dei miei treni,
non ho mai avuto un controllore
solo una sbarra che di tanto in tanto
si alzava al cielo come un aquilone
e si passava veloci senza guardare
gli occhi di lui che in me esplodeva
ed io che nel suo cielo m’abbandonavo

Le mie stazioni
erano treni in salita con veloci e precarie discese
col folle desiderio di farsi male.

Le mie stazioni
le ripercorro tutte, nel cammino verso l’ascensione
come un aquilone senza più il filo
vola oltre ogni fermata e di tanto in tanto
echeggia il suono del motore.

I miei treni sono treni antichi
dove ancora si fumava
e si scrivevano sui vetri messaggi d’amore.

Alle stazioni ora passano
solo treni veloci
per un bagaglio poco ingombrante
d’antica destinazione

liberamente tratto dalle rotaie