ta putain

ce que tu vois

.

Sarò tua quando non mi avrai mai
e quando mi mostrerò
sarà quando tu non mi vedrai.

Sono l’assenza e la giustificazione
la lama con cui uccido
e con cui scrivo parole rosso sangue.

La ciclicità della parola
è un lungo mestruo
pieno, come un fiume, scorre giù
fra la testa e le gambe
pulsa

Sfilami come una collana
di ambrafinta un pò demodè
 poi mettimi con cura
nella tasca sinistra dei tuoi pantaloni
senza farmi cadere mai
che sulle perle d’ambrafinta rotte
potresti scivolare e farti male.

Sono miele e fiele
delle tue stesse incomprensioni
sono amante perversa del tuo secondino
fedele solo a me stessa
per rimanere sul trono
del disonore.

Ballami dentro
e fammi puttana dell’esercito delle tue perversioni
solo così, riposta nei tuoi pensieri
raggiungerò la santità
che la beatitudine
me l’hanno siglata in un nome

Sono un dito in gola mentre respiri
e una parola che scivola
come scivolano addosso certe giornate di pioggia

Dopo averti fatto l’Amore
stanca anche di pensare,

nel mio vuoto,
ancora così pieno di te

m’addormento

liberamente tratto dal reggipetto