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Fotografia di Pubelina
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Tornai a vivere
il giorno che iniziai a morire
ed ancora è un’agonia lenta,
in cui tutto appare come visto per la prima volta.
Mi osservo sopportare
questo silenzio tangibile
che si muove nei giochi dell’aria
e lì quasi prendere forma.
Posarlo sulla tavola quando rincaso,
oppure usarlo come matita
per disegnarmi uno sguardo.
Accarezzarlo ruvido e sanguinate
come lo sguardo di un uomo
senza labbra.
Silenzio che urla
e nell’ora della vanità
si fa velo che lascia intravedere
una nuda semplicità.
Tre dita unite
stringono il contorno di un sogno,
l’ombra ridente di parole
che scivolano via
nei segreti delle coperte.
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trovato ora
ma non ti dirò mai che sono per te