coupé

Aimer

.

T’avrei Amato come si Amano le rose
la cui durata
non cambia molto se recise o meno.

Sempre rose sono
le cui spine, anche morte,
bucano sempre come fossero vive.

Fra le mie spine, Tu sempre sanguinerai
e sanguinerai come sanguinano i vivi

Fiore reciso prima di sbocciare
fra l’inguine e la tristezza,
t’ho legato al letto come si legano
le rose da seccare
e da baciare

come si baciano
le labbra vive d’un uomo triste
che senza spine,
muore

liberamente estratto dal vaso di rose rosse

réflexion II

danseuse.

.

"Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi.
Sono in passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza, l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità…
Lentamente bisogna liberarcene.
Dobbiamo cambiare atteggiamento.
Cominciamo a prendere le decisioni che ci rigurdano
e che riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse.
Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che ci conviene.
Educhiamo i figli a essere onesti, non furbi.
E’ il momento di uscire allo scoperto; è il momento d’impegnarsi per i valori in cui si crede.
Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale molto più che con nuove armi"

Tiziano Terzani – Lettere contro la guerra

.
(Non c’è gioia più immensa di un figlio)

liberamente tratto dalle parole che Amo
e dal tempo condiviso con mio figli

non d'Amour

maman et fils

.

T’avrei educato negandoti l’inutilità delle formalità.
T’avrei educato con semplicità
alle cose antiche che non si insegnano più
riempendoti la vita di te e non di cose
socialmente evidenti
come chi è omologato al vuoto d’esistenza
in priorità assoluta all”evidenza.

T’avrei educato, insieme a tuo padre, all’Amore,
lasciandoci, prima di renderti vittima delle nostre incapacità
da cui sarebbero potute dipendere
possibili tue insicurezze.

T’avrei svezzato in un giorno di primavera,
soli, in mezzo al verde e ai trucioli di mensole e una sabbiera per i tuoi giochi
che da sola stavo costruendo.
Un brodo vegetale dall’odore di legno e penetro color castagno.

T’avrei cresciuto da sola, che tuo padre era sempre in ufficio,
a rimescolare fascicoli e le sue non poche paure,
opponendomi con ferocia alle formalità che le nostre famiglie, pretendevano.
Io e te avremmo attraversato d’estate l’europa in macchina
mentre tuo padre in ufficio lavorava.


T’avrei insegnato che i soldi sono utili solo se ben spesi, 
T’avrei insegnato a ribellarti a ogni cosa tu trovassi ingiusta
anche se provenisse da noi.

I genitori non devono essere palestra di vita?
Se ti spingessi nella vita vera coi muscoli molli, come ti difenderai?
T’avrei confidato che con te, ero per la prima volta e per sempre, mamma
e che avevo tutto da imparare, tutto da sbagliare.
Attraverso la tua vita, io ancora,
sto imparando la mia.

…che bella cosa sbagliare
dal sapore costante d’incoscienza…

Ascolta sempre quello che ti viene detto
pensa sempre attentamente
poi rivendica eventuali ingiustizie
e dì sempre la tua, senza paura
ch’io non punisco.
M’arrabbio da farti male ma non punisco
al limite, con te, cresco.

Ti negai gli agi che riempirono 
il vuoto, i controsensi in cui sono cresciuta.

Dimmi sempre no.
Opponiti sempre a ogni possibile abuso di potere.
Pensa e con il tuo buon senso, scegli.
Sbaglia, sbaglia ferocemente,
ma scegli
che la vita non è altro che un lungo errore
da sbagliare, da ripetere sempre
che solo fin quando Tu scglierai, 
avrà senso il rimanere vivo

Non come certi cadaveri
che si lasciano trasportare dalla corrente
Sii sempre bambino
e non diventare uomo mai.

Solo così tu sempre sceglierai

liberamente tratto dall’album di famiglia

période nocturne

aube des pensée

.

"Generale il tuo carro armato e’ una macchina potente,
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere e’ potente.
Vola piu’ rapido d’una tempesta e porta piu’ di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Puo’ volare e puo’ uccidere.
Ma ha un difetto:
puo’ pensare"

Bertolt Brecht

.

La notte, proprio mentre i pensieri si dipanano,
passo intere ore a discorrere con un uomo, le sorti del mondo
fino a quando la rugiada, si posa nell’ora di venere
e mi concedo quelle due tre ore di riposo prima del risveglio precoce.
Ci parliamo di grandi temi attuali, di come lui da lì veda il mondo,
e di come, invece appaia a me da quassù,
fra gli alberi, il silenzio, le parole.

Se i bambini, nel sonno crescevano,
io cresco, ogni minuto nel confronto
per trovarmi sempre più acerba
in un tempo che nonostante tutto, passa.

Dalle grandi rivoluzioni, alle terribili involuzioni
ci perdiamo nelle memorie
che sono l’unica vera cosa c’appartenga.
Come i baci ricevuti e le dichiarazioni
d’eterna dolcezza di cui rimaniamo scrigno.

confiances

Tutto il resto è nebbia
tutt’al più è febbre.
Al limite, nostalgia.

tendresse pendant
la mystérieuse solennité de la nuit

Fra le parole, sfuggono, lontane, reciproche memorie
mentre sfogliamo insieme le notizie che usciranno sui giornali
o mentre ci confidiamo debolezze.

Chiedo una parola di Salinas e risponde Brecht,
fino a stupirmi al risveglio, con le tracce che lascia qui.
– "Scrivi qualcosa, dedicami un post su Brecht"
– "Già, Quest’anno ricorre il cinquantenario dalla morte,
il quattordici agosto del cinquantasei, Brecht moriva"
– "Fai un post su quei NO che ti riescono bene e di come hai educato tuo figlio"
– "Un post sulla disubbidienza è sempre un bell’argomento…
Ci penserò ma non farmi dire "SI" "

Ti ho risposto,
con un Brecht sempre ruvido
ma pieno di speranza.

"ancora gli uomini pensano"

poi, con la dovuta calma,
parleremo anche dei NO.

(non mi è facile insegnarli a mio figlio)

liberamente tratto dalle cose che ci accadono dentro e intorno

sable

plage

.

Se solo tu imaginassi quanto
eviteresti di chiedermi conferma, sempre.

Mi nuoto dentro
in fondo a quei fondali che tu di me, bene conosci,
fra le onde delle parole ch’è un pò
come stare nella placenta delle emozioni
o in quell’utero scomodo che hai costruito per me.

Sabbia e scoglio
questo tu sei.

Mi nuoti sopra, dentro, ovunque
con quell’equilibrio tagliente
come tagliano certe rocce
o come poi, nella morbidezza, ristora la sabbia.

Ti sono corsa fuori
per evitare di starti dentro
poi, distratta dalle mie onde,
su te

mi sono addormentata

liberamente tratto dalle onde, dal mare
e dalla tua pelle