espace

jambe

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Sarei diventata il tempo della mia pazienza
mentre tutto fuori di me,   accadeva.

Accadevi come accadono le cose
lieve come il vento, nel silenzio persino m’accarezzavi
e lo facevi così piano
che quasi ti sentivo.

Sarei diventata lo spazio senza misura
in cui cadono le foglie
e dove i capelli imbiancano la certezza del tempo.

Il mio è un tempo piccolo
in cui ancora seguono il sole, i girasoli
spostando di pochi centimetri, il cuore.

Il tempo della rinascita è il tempo che ho rubato
furtivamente alla vita
per ricordarle che c’ero e che ti amavo.

In quel brevissimo tempo piccolo,
parentesi nascosta fra i miei cespugli di pensieri
c’era e c’è
tutto il mio mondo.

Ho colto dal destino una cesta di tenerezze
per quando, nel tuo tempo
 scenderà la sera

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Liberamente tratto e mai distratto

tous les jours

Beatrice Niccolai - fotografia di Deborah Marini - 2006

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I miei auguri per il nuovo Anno
curati dalla AmAiZon Graphic Sun Design
con le immagini di Deborah Marini.

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fogli di auguri
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Il ringraziamento è per ognuno di Voi,
per essere stati con me in questo anno,
 fra le gioie, le lacrime e le parole;

Un ringraziamento speciale
per mio figlio Giacomo
cielo dei miei aquiloni che mi ha rese
sopportabili anche le nuvole;

Un grazie ad ogni giorno in cui il sole
da qualche parte è apparso a ricordarmi
che esiste un tempo per tutto.

Un ringraziamento al tempo,
per aver avuto la costanza di passare.

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Tratto dalla Speranza

chien

sans peau, sans patience

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Erano le volte celesti degli angeli
quegli occhi a cui incatenasti come un cane
alle stelle di un cielo,
la tua ultima stravaganza di esistere.

Erano le tue corse senza più fiato
in un destino senza futuro.

Era il volo degli aquiloni
per te che non avevi cielo
se non una luna disegnata sul corpo
per ricordarti che un giorno
l’avevi intravista, accarezzata, vissuta.
Abbandonata.
Come certi che si fanno chiamare uomini
abbandonano i cani.

Il disegno sui corpi
è il disegno dei carcerati.

Un numero sottile, inpercettibile
meno di un sette, la condotta di vivere.

Se di te quel poco,
vivere si può chiamare.

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liberamente trovato inciso nel cuore

baie

baie

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Ci rincorrerà nel tempo
l’antico vizio d’Amare,
scarnificando il cuore troveremo
il profumo intenso dell’anima
che di noi ha tutti i tracciati illimitati dell’Amore.

Ci chiederanno del nostro tempo
di quei giorni fatti di peccati e di tenerezze
come se fosse peccato
essere di noi, un’unica cosa.
Come se fosse domani, dimenticare.

Che bella eredità hai lasciato a quest’anima
che ogni sera ti raggiunge nel sonno,
che accarezza la tua incapacità di protezione
che ancora corre i ruscelli
come una cerbiatta giovane.

Dicono che gli amanti siano figli divini di Dio.
Illegittimati a viversi,
trapostando nel nuovo vuoto, senza vie, le croci.

Piena di brillanti, quella che mostra
al mondo degli occhi, tua moglie.
Piena di lacrime, la mia.

Ma se un giorno porterai al banco dei pegni
le nostre due croci,
delle due, credimi, vale molto di più
la mia
.

Liberamente strappato dalla collanina dei nostri giorni

la lune

profil

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C’è poi il tempo per uno spazio indecente
ch’è lo spazio della rassegnazione.

L’autunno aspetta l’inverno
con la dolcezza antica del tempo
senza chiedere niente
alle stagioni.

Nel pozzo ho perso un anello
che hai riconsegnato al vento
perchè lo portasse nei fondali del cuore
dove fioriscono persino le alghe
e dove non c’è più spazio
nemmeno per un dolore.

Senza spazi
mi sarei spogliata delle cicatrici
per ricompormi animale sacrificale
pronta per un altro carnefice
a cui darò in sposa
l’altra me.

Quella che sta sull’orlo del pozzo, a raccogliere,  
dove hai seminato lacrime,

le stelle

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Liberamente tratto dalle parole
e dalle carezze

hâte

la tendresse

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Muovimi con premura il cuore.
Decantalo fra le tue mani
come se fosse nettare della tua sete.

Proteggilo come fosse il più fragile dei tuoi figli,
la più malata delle tue sorelle,
il più prezioso dei tuoi dolori.

Proteggilo come se quel tutto
fosse me

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Liberamente tratto
dall’elettrocardiogramma dell’anima

réfléchi

réfléchi

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T’affacci sulla mia vita,
come concepito dal sogno
e partorito dall’anima ribelle di Dio.

Una beatitudine l’aver scoperto l’attesa
come premio d’ogni minuto vissuto
a seppellire le antiche piume
per piccoli e brevi, nuovi voli.

L’attesa crea il piacere
d’un piccolo, confuso, seppur breve, immaginario futuro
per distoglierci dalla noia della follia.

Per ricordarci la vanità d’uno sguardo
incrociato per sbaglio
in una pozza.

Camminavo lungo i miei pensieri
quando, col tuo volto così vicino alla luna
così allegro nel gioco degli anelli d’acqua riflessa
nel girovagare le mie pozze,

t’incontrai
.

Liberamente tratto dalle mani
e dalla luna