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Non amo i palchi.
Quelli sono per quelli bravi,
non per i buoni a nulla come me.
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Reggio Emilia io non l’avevo ancora vissuta così;
L’aria buia dell’arrivo nascondeva fantasmi,
memorie di odori, giorni, mesi, anni,
parole che ho scritte e riscritte
fino a esaurire ogni pensiero nel silenzio emiliano.
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La via Emilia ci offre il primo aperitivo,
il secondo arriva poco dopo aver passato la casa
di Pier Vittorio Tondelli,
nell’appartamento dove è cresciuto il Liga.
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Sara deve ancora prepararsi, io bevo il Soave
guardando fuori dalla finestra.
In casa suona Gloria Gaynor, dentro me suona di tutto.
Sarei potuta essere una banda di paese
o un coro polifonico tanta confusione
s’era aggomitolata intorno al sentire.
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Ha una luce sorda la città nella notte.
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Il locale è un ex capannone, luci viola indicano l’ingresso.
Vengo accolta e accompagnata dentro,
oltre la porta con la scritta "camerini", un corridoio e scale che salgono.
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Il pavimento in legno e le luci sono quelle di un palco.
Il tecnico mi avvicina e chiede di cosa ho bisogno.
"Di scendere da qui, – dico – il palco non fa per me".
Mi guarda e ride. Poi insiste…
– Cosa le serve, per la sua esibizione?
Va bene così il micorfono o lo tiene in mano?
Lo guardo con lo sguardo di chi non capisce
e ribadisco che il palco non fa per me,
che vorrei stare giù fra la gente, che il palco crea distacco.
Non si può fare poesia da un palco.
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Non ho scelta e Reggio Emilia
mi offre il primo palco.
"Va bene… però ho bisogno di uno sgabello,
di una voce e di vino rosso fermo."
(una bottiglia di Morellino di Scansano)
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La voce è di Lorenzo di Correggio.
Lo guardo e dove finisce lo sguardo,
inizia nella complicità delle parole,
un lungo abbraccio.
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E’ giovanissimo. Ha ventiquattro anni
e una passione per il teatro e la recitazone.
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Sotto a noi, si apre il grande mare di persone
non sò bene quante siano. Ma sono tantissime
tante centinaia, forse un migliaio, non sò.
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"Scusate se sono qui su un palco,
il mio posto è lì tra voi, in basso. Perchè è lì che nasce la poesia"
.E’ così che apro la serata.
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.Ricordo Pier Vittorio Tondelli
a cui, unanime, da tutti – me compresa-
è rivolto un lungo applauso.
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Lorenzo legge un passaggio da me scelto
da "Altri libertini",
Oltre i discorsi, arriva la vera poesia
nei gesti d’amore della grande folla che inizia
amandosi, a ballare.
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dalle cose che accadono