chien

sans peau, sans patience

.

Erano le volte celesti degli angeli
quegli occhi a cui incatenasti come un cane
alle stelle di un cielo,
la tua ultima stravaganza di esistere.

Erano le tue corse senza più fiato
in un destino senza futuro.

Era il volo degli aquiloni
per te che non avevi cielo
se non una luna disegnata sul corpo
per ricordarti che un giorno
l’avevi intravista, accarezzata, vissuta.
Abbandonata.
Come certi che si fanno chiamare uomini
abbandonano i cani.

Il disegno sui corpi
è il disegno dei carcerati.

Un numero sottile, inpercettibile
meno di un sette, la condotta di vivere.

Se di te quel poco,
vivere si può chiamare.

.
liberamente trovato inciso nel cuore