choisi

poupée de salon

 

Un tempo, quello che db ricorda nell’infanzia,
era d’uso in molte case di tenere bambole sui letti.

db mai amò le bambole, tantomeno quelle
esposte su letti e salotti, quelli ancora incelofanati.

Era una disgustosa abitudine quella di tenere
divani e poltrone coperte da un telo di plastica
cosa che mai accadde nel salottino ne’ nella sala dove crebbe db.

db crebbe in una buona famiglia
di quelle da preghiera prima di ogni pasto
e di poche ma buone maniere
di quelle che per entourage di conducono
a dover far parte  una volta diciottenne
in quei circoli viziosi da Rotaract.

db già allora rifiutò certi salotti
perchè certi luoghi costringono a diventare bambole
di quelle che non pensano
se non con il condizionamento d’altri.

C’era un sogno ricorrente che lei faceva nell’infanzia.

"all’uscita dalla messa domenicale tutti salivano su un trenino
tipo quelli da carnevale paesano. Lei invece saliva
immancabilmente su un cavallo e si dirigeva in direzione opposta"

Per anni non riuscì a capire questo sogno.
Solo quando fu adulta, guardando la sua vita
capì il senso profondo di quanto l’aveva accompagnata
nei sogni notturni dell’infanzia.

db è fiera oggi di non avere mai frequentato salotti
dove si beve il caffè col dito mignolo alzato.
(conoscendola, lei avrebbe alzato il dito medio)
ne’ di essere mai salita su quel trenino
che ha portato tutti quelli che ci salivano
dall’analista.

liberamente tratto dai miei ricordi