écho

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problema nel caricare le immagini:
qui mi hanno censurato le tette

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Una telefonata improvvisa
mi richiama al dovere della presenza.

Improvvisa, oltre l’egoismo
a supplire mesi di silenzi non condivisi.

Ascoltami. Lo sai solo te.
Lo saprai solo te.

Metto da parte i miei fogli,
la mia fretta di concludere la partenza
di spazi e virgole  fra sondabili emozioni.

I segreti più grandi si dicono per strada
dove non rimangono imprigionati
e dove la libertà di parlare
è il sorriso aperto e vivo di una donna.

Si scusa per l’assenza.
Si scusa per aver ceduto al piacere
di liberarsi d’un uomo e amarne nella carne,
per una sola notte, un’ altro.

L’ascolto dalla fretta delle mie cose da fare
e mi trovo terribilmente egoista, così uguale
all’uomo che per una notte non l’ha amata.

E’ bellissima.
Ha una morbidezza nelle sue forme timide
intimorite dall’ultimo diluvio nel suo paradiso.
Il sole le illumina la delusione
che quasi le viene voglia di piangere
come una forte pioggia
prima dell’attesa del temporale

Le mele bagnate
hanno il sapore delle perle
e parole che fanno eco
nella solitudine d’una Donna.

Non m’ha chiesto niente. Neanche come sto.
Però m’ha affogato nel sale del suo mare.
Era salato e non pensava mentre
nemmeno mi guardava.

La guardo dal tanto tempo
che ho deciso di avere per lei, nonostante le mie  cose da fare
che non vorrei mai darle l’egoismo d’un uomo.

E ora come stai?
Le chiedo.

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Ho un altro grande vuoto da riempire, ora.

tratto dalle ferite di una donna