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Andrea Cambi
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(fotografia di Chiara Sgrana)
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Fra le mura ci sono io, cinque gatti che presto se ne andranno
il mio cane e un pitbull, lasciatomi in custodia da un’amica.
Fondamentalmente non c’è nessuno a tavola con me
e nell’insalata con le carotine filangè,
penso a chi vorrei lì, che non vedo da tempo.
Compongo il numero, non risponde subito;
Risponde quando ho la bocca piena di quelle foglie
e di quei fili arancioni incastrati fra i denti.
-Zingara d’una Bea, sono a Livorno stasera,
quando ci si vede per una bevuta?
– Quando vuoi.
-Settimana prossima vengo da te,
che noi zingari dell’Amore circolare, a tutto tondo ci si capisce.
Dimmi un pò e Lui?
– A quale Lui sei rimasto?
– quello… dai, di…
– Ah ecco sì, Lui. Sì, Lui.
A lui posso dire tutto.
Ai pochi, rari Amici, si può versare del veleno nel bicchiere
che sanno riconoscere dal colore,
l’odore delle lacrime.
Ce le siamo bevute dalle nostre bocche le lacrime,
e giocate intorno a un camino, prima dei tanti spiragli,
che le porte socchiuse c’hanno chiuso.
– Certo che sei una bella testa di cazzo, Bea,
quando avevo bisogno te c’eri. Perchè non mi hai chiamato?
Perchè non me l’hai detto tutto questo di te? Per te io ci sono…
Ci sono sempre, stronza.
Sei un puro. sei un poeta. sei un Uomo
e sei soprattutto un Amico.
Si parla del suo lavoro in teatro,
si parla delle mie parole.
Gli racconto del reading-presentazione di ottobre
nella nostra terra carente di ci-dura,
come l’acqua di sorgente.
Qualunque sia il programma, io ci sarò
e vorrò leggere io alcune cose tue
Il programma se è così come lo dici
è bello! Bello davvero!
– Andrea, dopo la serata si andrà tutti alla casa sul lago.
Tutti gli amici… e credimi, si sarà in pochi.
Io ho bisogno di stare nuda, senza maschere,
senza teatrini benpensanti,
ho bisogno di non aver bisogno di difendermi, sempre.
Gli chiedo allora se ha notizie di Francesco
che stavo pensando di invitarlo a leggere le mie parole.
Francesco, Bea, sta male. E’ in coma all’ospedale a Roma.
Rimango silenziosa, con la colpa dei peccatori
e muri da frantumarmi addosso.
Leggo allora per quasi tutta la notte, in rete
le notizie su Francesco.
Ci vuole sempre una scala su cui frantumarsi il cranio
perchè qualcuno si ricordi di noi.
liberamente tratto dalle cose che accadono