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Ricordi dov’ero io mentre
stavi in fila nella vita pronto a ubbidire?
Guardandoti,
ballavo sola con l’altra me nello specchio.
Però amavo quella divisa che avevi nella pelle,
verde stagno come i tuoi occhi,
scolorita dal sole vivo d’un peccato.
Ubbidivi e io ridevo,
perchè pensavo che nonostante tutto
la vita fosse un grande gioco.
Tu soldatino, io improbabile farfalla,
in un cielo piccolo eppure volavo
come un foglio alzato dalla leggerezza d’uno sguardo.
Stai ancora in fila
ad ubbidire a chissà quale padrone,
stai in fila come se spendessi tutta la tua vita
aspettando il panettiere.
Ti si è scolorito lo sguardo,
come se tu l’avessi dimenticato
steso nella luce del nostro sole.
Coglimi l’uva dalla vite
e coprimi la vita di foglie
anche in autunno quando ci volerà il vento.
Fra filari di stagioni e file composte,
lo stringi in una mano sola
tutto il destino importante
e se lo spremi,
forse ci basterà il succo di un giorno
per ricordarci il gusto di un brindisi
bevuto nell’ombra delle bocche.
Tu eri in fila e io ridevo,
come fosse tutto davvero un gioco.
Persa nel verde del tuo bosco,
correvo fuori dalla riga gialla
dove tanti come te, hanno perso il treno giusto.
A volte, ricordandoti accarezzo il vento,
qualche volta chiamo l’altra me dallo specchio,
per ballare abbracciata a un ricordo
un altro giorno
.
Ognuno ha la sua hiroshima,
ma non per questo tutti i giapponesi sono morti
io avevo il fuoco nel cuore e correvo