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Porta qui la mano
e disegna da qualche parte
un contorno.
Poi sempre giocando con le mani,
portamici dentro,
per essere nella vita,
il disegno fatto da qualcun’altro.
Disegna una caraffa di vetro
perchè io possa almeno intuire
la mia sete.
Portami una benda rossa
perchè io possa ricordare un colore
e sentirne,
quando t’avvicini ai sospiri
dei miei contorni senza nome
l’odore dell’Amore.
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Trovato fra le carte da buttare
e quelle di cuori,
da giocare
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Fotografia di Chrissie White
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Ascoltami guardare
il sentiero farsi strada
e percepire, quasi arreso.
il respiro.
Le nuvole finchè soggiorneranno nel cielo,
avranno spazio per averne,
perchè il troppo sole
non diventi minaccia per la pelle
e, oltre, dove lo sguardo non arriva,
peccato della carne.
In quel silenzio
fatto solo di grilli e di erbe mosse dal vento
cerca con me
– mosso dal timore di vivere –
un Dio senza altare
farsi uomo nella polvere.
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trovato nell’ansia di vivere
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Una pioggia rossa
veste di peccato
tutto quello che ci circonda.
D’Oriente, dicono gli odori
e confermano inodore,
i fatti.
Le suppellettili di giorni lontani,
nuovi biglietti per giorni futuri
raccontano una storia.
In prima classe
si viaggia scomodi
se il peso del destino
è un bagaglio troppo ingombrante
per i tuoi piccoli occhi.
Anche le nuvole rimangono scure
dietro i tuoi occhiali neri
per avere, difendere o solo vedere
almeno una verità.
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trovato cercando altro
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Apri ogni giorno,
la porta sulla notte,
quella da cui entra l’odore
di un tempo che scorre.
Anche il divenire
è una questione postmoderna,
noi, solo appunti di memoria.
Il gelsomino ha fiorito
un’altra primavera
fra i ricordi.
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trovato nella radice quadrata di un dente
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Occupo la stanza numero quaranta
che ha una finestra aperta su tutte le precedenti.
Da lì vedo tutti i treni che sono partiti
senza conoscere le destinazioni.
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S’intravedono solo
le finestre dei palazzi vicini,
con le luci accese.
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Qualcuna si spenge solo all’alba,
senza aspettare l’odore del pane
per le strade d’inverno.
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Si muove con pudore
solo il rumore che fà il silenzio
senza svegliare il desiderio.
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All’alba chiude bottega anche il vinaio,
legge prima di entrare nel suo destino
le ultime notizie sui giornali.
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Fischietta da sempre un motivo ancora da musicare
che sono le madonne appese alle attese
coperte da fiori di bestemmie.
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Apre l’uscio di casa, sale le scale,
accenna un saluto alla sua ombra,
si siede a vedere sparire nel chiaro del giorno
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le ultime stelle.
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trovato guardando fuori.
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Ho la forma selvatica
dell’uva spina.
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Ho una pelliccia di ricordi sul destino,
sotto, nel cuore dell’acino
sono il segreto dell’uva.
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Ho un sapore di bosco
quando fra le mie spine e il mio pelo,
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mi bevi
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Trovato fra l’inguine e il campo da tennis
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Raccolgo,
come strappate dalla tenerezza
quei pensieri ancora acerbi
che sono contorni senza volto del sogno.
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In un odore
trovo in Te l’inquietudine del mare
e la maestà del volo dell’aquila.
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Raccolgo pensieri senza terra
trasportati da un odore
nella leggerezza del vento.
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Fioriranno anche per noi
nel silenzio del bosco,
le primule.
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Pensando
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Parlerà per me,
meglio di un discorso vuoto,
il silenzio.
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Ogni giorno si sveglia nell’odore di pioggia,
come fossi sempre io la terra
dove tutto brucia, piove e rinasce.
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Mi coprono nella vita che rompe gli argini
non riuscendo a dormire sul letto del fiume,
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le prime foglie gialle
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Trovato sul mio cuscino di foglie
nel parco esistenza
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Raccontami la pazienza,
femmina e donna,
nelle curve morbide s’allarga.
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Avrò un tempo senza rimpianti
e una visione di vita, oltre il guard rail
dove al di là degli ulivi
iniziano senza rotta, gli antichi discorsi del mare.
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Ho mani che hanno accarezzato tanti tempi,
colto fiori e rammendato passati.
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Ho mani che cercano in me
la tua presenza
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Ho un discorso interrotto fra le labbra,
sfilalo piano come fosse oltre il pianto di verità,
del nostro dialogo,
il verbo
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Per Te e per me
e per tutto quello che sta nel nostro tempo
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Se porterai un ricordo,
portalo come fosse il più prezioso dei regali
con piume di struzzo
per togliere dalla memoria, la polvere.
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Ci ubriacheremo di giorni,
nella leggerezza del vino,
il peso inconsistente di un lungo sorso di vita.
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Affogheremo così il giorno,
cercando quel tempo senza ritorno
di quando ridevamo sotto la pioggia
e anche nel domani
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di tutti i nostri ricordi futuri
eravamo felici.
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Cercando futuro
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