Maître unique

indépendance - Pier Paolo Pasolini
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Pier Paolo Pasolini
5 marzo 1922  –  2 novembre 1975

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"L’Italia ha il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa."

"L’uomo medio è un pericoloso delinquente, un mostro;
esso è razzista, colonialista, schiavista, qualunquista"

Pier Paolo Pasolini
(La ricotta, 1963, Mamma Roma, 1962)


Presenze

drap

indépendance - vol au vent

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Per chi conosce solo il tuo colore,
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere,
perché lui esista:

chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese,
il calabrese, africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.

Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più,
neanche coi sensi:

tu che già vanti
tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio,

e il più povero
 ti sventoli.

 

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Pier Paolo Pasolini
"alla bandiera rossa"

BUON PRIMO MAGGIO

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trovato

Mère Teresa

indépendance - Madre Teresa di Calcutta

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"La vita in India, ha i caratteri dell’insopportabilità:
non si sa come si faccia a resistere mangiando un pugno di riso sporco,
bevendo acqua immonda, sotto la minaccia continua del colera,
del tifo, del vaiolo, addirittura della peste, dormendo per terra, o in abitazioni atroci".

Così, in India, ora, più che alla manutenzione di una religione,
l’atmosfera è propizia a qualsiasi spirito religioso pratico.

Ho conosciuto lo spirito dei religiosi cattolici:
e devo dire che mai lo spirito di Cristo mi è parso così vivido e dolce;
un trapianto splendidamente riuscito.

A Calcutta, Moravia, la Morante e io siamo andati a conoscere Suor Teresa,
una suora che si è dedicata ai lebbrosi.
Ci sono sessantamila lebbrosi, a Calcutta, e vari milioni in tutta l’India.

È una delle tante cose orribili di questa nazione,
davanti a cui si è del tutto impotenti:
in certi momenti ho provato dei veri impulsi di odio contro Nehru
e i suoi cento collaboratori intellettuali educati a Cambridge:
ma devo dire che ero ingiusto, perché veramente bisogna rendersi conto
che c’è ben poco da fare in quella situazione.

Suor Teresa cerca di fare qualcosa:
come lei dice, solo le iniziative del suo tipo possono servire,
perché cominciano dal nulla.

La lebbra, vista da Calcutta, ha un orizzonte di sessantamila lebbrosi,
vista da Delhi ha un orizzonte infinito.
Suor Teresa vive in una casetta non lontana dal centro della città,
in uno sfatto vialone, roso dai monsoni e da una miseria che toglie il fiato.
Con lei ci sono altre cinque, sei sorelle,
che l’aiutano a dirigere l’organizzazione di ricerca e di cura dei lebbrosi e,
soprattutto, di assistenza alla loro morte:
esse hanno un piccolo ospedale dove i lebbrosi vengono raccolti a morire.

Suor Teresa è una donna anziana, bruna di pelle,
perché è albanese, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili,
e l’occhio dolce, che, dove guarda, “vede”.
Assomiglia in modo impressionante a una famosa sant’Anna di Michelangelo
e ha nei tratti impressa la bontà vera, quella descritta da Proust
nella vecchia serva Francesca:
la bontà senza aloni sentimentali,
senza attese, tranquilla e tranquillizzante, potentemente pratica.


era il 1961
e Pier Paolo Pasolini
con quest’articolo parlava all’Italia
per la prima volta di una suora in India che curava i lebbrosi.

Lei è Madre Teresa di Calcutta
scomparsa 10 anni e un giorno fa.

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***

Trentacinque anni dopo sono stata in India.

Non molto differente è stata l’India vista da me.
In India vita e morte coesistono nello stesso luogo, nello stesso istante.
Vedere consumarsi una cerimonia funebre
proprio sulle rive del Gange, che gli Indu chiamano "Mama Ganga"
(mamma Gange) e lì, a pochi passi, vedere bambini di un pugnello d’anni
correre felici con un aquilone in mano,
senza il timore della morte, con solo la gioia dell’esserci.

In India una famiglia vive con meno di niente,
In mezzo ai bambini che corrono e anziane che donano un chapati (il pane indiano)
a Mama Ganga  al giorno,
fra l’acqua del fiume e la piccola lingua di terra
proprio sotto a dove il corpo del defunto brucia,
girano i cani. Cani affamati che rovistano fra la cenere
in cerca di qualche osso.

Due mesi di India,
due mesi di colori, odori e suoni
non si raccontano.

E’ impossibile giustificare alla coscienza
l’odore e l’ingiustizia che c’è in India.

L’India è il sorriso delle donne,
è un volare dignitoso di sete fra odori di spezie,
è la ricchezza del nulla,
dove solo dalla disperazione si attinge.

Ed è presenza di "sacro" lì.
Perchè davanti al dolore non è ammesso piangere.
Corpi fragili non potrebbero sopportare il peso del pianto.

Ma ho visto una scimmia impazzire e disperarsi per strada
perchè una mucca camminando le aveva ucciso, il piccolo.

L’India è un odore che non ti abbandona
nemmeno quando torni in Italia.
Nemmeno dopo un decennio qell’odore scompare.

L’India
è la certezza d’essere davvero un nulla
in una realtà che ricicla persino la disperazione
per restutirla  al mondo
con il sorriso forte e aperto di quelle donne.

In assoluto su questa terra,
silenziose, povere, sorridenti e scalze,
le più belle.

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Grazie Madre Teresa,
piccola matita del mondo che ha disegnato
nella disperazione 

 La Speranza

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Dieci anni e un giorno fa.
Ricordandoti

absence

Pier Paolo Pasolini

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Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d’esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c’è solo l’ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest’angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.

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Pier Paolo Pasolini

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:
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Lo scorso anno, per la ricorrenza dei trenta anni
dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini
Roberto lo ricordò così.
Non potevo non segnalare un post così ben fatto

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Liberamente tratto dalle Assenze

pleure

pleure

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La cultura si secca, appassisce:
l’orto ben coltivato torna selvaggio.
Ciò che era ordine è di nuovo caso.
Una foglia marcia, un cespuglio si interroga senza rispondersi
nella malinconia delle stagioni naturali.

Avere appreso non significa nulla, se non si apprende.
Ma l’uomo, come il sole, si stanca.
Gli interessi, le passioni non sono più novità.
Così, alle volte, a più di quarant’anni
si torna adolescenti: si sa soltanto
ciò che si sapeva allora.

Ma è un sapere freddo come il sole dei giorni
e delle stagioni, quando tutto torna com’era.
Tuttavia, quasi per vendetta contro questo mio fallimento
io voglio tornare ancora più indietro.

Con l’aridità il Non-Amore celebra i suoi trionfi,
ma in compenso (l’Amore è sempre il più forte)
anch’esso mi dà qualcosa.
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Pier Paolo Pasolini

 liberamente tratto dalle Parole che Amo