racines intérieures

indépendance - le rèveil

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Solo tu conosci
la fatica dell’essere figlio
di un temporale che scuote
dagli alberi le mele.
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Solo tu conosci lo spezzarsi
nell’oceano silenzio
l’albero della mia nave senza più vele.
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E conosci la profondità del buio
perchè con mano figlia
lì sei venuto a cercarmi.
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Ricordi ancora quanti anni
ha partorito il mio silenzio?
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Con la premura della mano,
mi hai tolto una trave dall’occhio,
per mostrarmi quanto fosse diventato adulto
il tuo sguardo.
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Sono figlia di quel tuo abbraccio
concepito in una domenica di neve
in una soffitta.
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Sono figlia della mia dolcezza,
quando l’albero fiorisce nella notte,
sfiorandole, una ad una
tutte le stelle.
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Del mio albero
sono radice e sono capigliatura di foglie,
tu sei, maestoso e vitale

tutta la linfa che lo sorregge 

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Dalle radici del cuore

petit homme

indépendance - les temps

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Chiedi del passato
e lo cerchi negli armadi dei ricordi,
per immaginarlo indosso ad ogni domani.
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Mi sono allargata in pazienza,
mentre si sono ristretti nel calendario, i giorni.
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Del tuo domani sii ogni tuo presente,
come arco di ogni tua freccia,
sii del tuo destino la linea d’orizzonte.
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Interroga tutti i tuoi dubbi
e finchè ne avrai, sarai re delle certezze.

Nei segreti del silenzio,
fra nuvole che pascolano il cielo
e un sole che buca l’aria
troverai la curiosità delle risposte.

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Ha una sua melodia,
come rigenerato dalla vita
il cadere delle foglie

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Guardandoti crescere

couvrons-nous

indépendance - nudité

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Tu sei la consistenza dell’abbraccio,
dove la femmina diventa
un immenso campo incolto
con un bambino che ci diventa uomo dentro.

Con quella camicia persa alla nascita,
strappata nella crescita,
ancora tenta di coprirsi la donna
mentre raccoglie nella fatica del giorno,
il fiore strappato.

Tu non lo sai, lei ti vive dentro
in un silenzio che non risponde,
dove tramonto e tenerezza
hanno lo stesso timbro di voce.

Ascoltala la vita,
pronta a rinascere ora e sempre, madre.
 Lei come me,
figlia
della tua storia

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Dal diario senza carta di me mamma

vague

indépendance - à la plage

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Ti ricordi ancora quei giorni
in cui ci divertiva la sabbia
e io lì sotto con la testa fuori?

Mi dicevi
‘mamma, mamma, attenta, arriva il mare’
la testa fuori si lasciava schiaffeggiare dalle onde
fin quando scoprimmo la preziosità del silenzio
che sta nelle conchiglie.

Ti ricordi ancora
quando scavando in me,
trovammo il deserto nel mare?

Il mare un ricordo lontano
come l’orizzonte.

Cercasti di dissotterrare un’anima dalla polvere
e la donna che piangeva
rispondeva quando la chiamavi mamma.

Ti ricordi ancora
la mia paura delle onde?
O quando mi pregavi di uscire dalla sabbia
per giocare alle biglie?

Castelli di sabbia
ricordano ancora quella storia.

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Nella mano con cui mi regalavi l’infinita fiducia,
la prima pietra da scagliare
contro le eventualità.

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***

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Notizia di poco fa…
Stasera al telegiornale di Tele Ducato
(Emilia Romagna – Basso lodigiano)
nell’edizione delle 19.00 e in repliche notturne
parleranno di me e delle fotografie di Deborah Marini,
in relazione a un premio di poesia.

Non volevo ancora darne notizia,
da Settembre diventerò presidente di Giuria
di un premio poesia itinerante in tutta italia.

E l’inizio sarà nel lodigiano
per ricordare tutti gli insegnanti
che ci hanno insegnato le prime parole.

Il premio è dedicato a
Piera Micheli Rossi

 

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Dalla memoria delle carezze

l'Appartenance

indépendance - histoire d'un jour

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Entro dal buio in camera per vedere se ci sei.

In tanti, troppi giorni, il letto è vuoto
e l’utero si fa coperta, tessuto,
pelle, sangue e abbraccio di cotone.

Una maglia lasciata nel mio vuoto
con dentro tutto il tuo odore.

Tu sei quel giardino che fiorisce anche in inverno
dove mi irrighi, fiore di campo
premuroso e attento
nenache tu fossi il giardiniere di una reggia.

Certi fiori
sono preghiere che salgono al cielo
in cerca della pioggia, di dio
o di una nuvola dove addormentare
la stanchezza della donna.

Certi fiori
vivono nel silenzio delle cose
dove oltre e dietro la fitta siepe
 la strada si fa storia

E’ di noi una donna che va
a piedi nudi nella polvere

con un maglione stretto intorno al cuore
con lei e il suo bambino
abbracciati dentro

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Dall’utero del cuore o dal cuore dell’utero.
basta che ci sei te, Giacomo

les jours

indépendance - petite

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Non ti dirò che il bosco fa paura,
non ti dirò di schivare le onde,
nè ti chiederò di sopportare le nuvole,
ma ti pregherò di avere sempre sete.

Ho spento le candele
e acceso la prima luce.
Ho riposto la bacinella e riaccesa
una lavatrice.

Non ti dirò che vivere mi fa un po’ paura
ma ti racconterò degli uccelli del bosco
e dei segreti che stanno nelle radici
per non parlarti delle belve
che si vestono con le camicie.

Non ti dirò
la fatica nel rispondere a salve
quando mi si chiede come sto,
e i miei vestiti con me dentro sono lì
e l’anima altrove.

Ho spento la testa
e acceso senza osservare precedenze, il cuore;
segnala verde anche al rosso,
e lampeggiano gli occhi,
in un pericolo che ignoro, giallo.

E’ il primo segnale
per dirti che ho quasi deciso di scendere
dalla realtà ed entrare nel sogno.

Figlio,
io domani rinasco

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Lettere a Giacomo
sperando che la tua tenda sia piantata bene
fra il cuore e l’anima – il resto è solo noia

arbre

indépendance - les temps

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Guardo a te,
come si guarda con stupore alla vita,
nella tenerezza
ch’è del tempo, conferma d’essere.

Hai piantato una tenda stanotte in mezzo al bosco.
Fragile e forte,
il vento non l’ha spostata.

Racconti della vita che vivi
nel rumore del silenzio,
dove fra le foglie che cadono,
siamo eterno divenire.

Radice del mio stare,
eri orgoglioso della tenda che ha resistito
mentre altre sono volate,
trasportate dall’assenza di fatica.

Non è altro la vita, se non rischiare
alternativa al violentare il cuore
senza farlo godere.

Prendi tre foglie e legale in una
collana di parole
e consegnala al dio del bosco,
come in preghiera,

rispettando cielo e terra,
sii della tua vita

il grande timoniere

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La tua prima vacanza organizzata e pagata da solo
facendo con gioia, nelle tue ferie, il cameriere.

reflétée

indépendance - la pudeur

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Iniziò un giorno,
la memoria ch’è dei nostri giorni, storia.

Iniziò fra le lenzuola clandestine
nella camera ricavata in un buco nella soffitta.

Raccontavano della tenerezza dell’incontro,
raccontavano del dover nascondesi,
sempre e comunque.

Il germoglio erano i miei fianchi
allargati nell’attesa del nuovo tempo.
Fiorivano le stagioni,
nell’attesa della donna.

Nel silenzio avremmo colto l’essenza
ch’è oggi siepe di lavanda
nel passare delle nostre stagioni.

Dall’estate colgo il fiorire della tua primavera,
puledro d’alta montagna,
in questa mia estate che nella tenerezza del sole, avanza.

Memoria futura dei miei segreti,
oggi t’ho raccontato di come a volte piange la luna.

In silenzio,
mentre gli uomini del mondo
navigano senza bussola le rotte del sonno.

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Dalla profonda tenerezza e dalla gioia
d’essere mamma

saison II

indépendance - femme

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Sull’utima curva prima del sole
s’è incendiata la donna,
per rifiorire in eterna stagione,
mamma.

Ho nelle tue foglie le mie radici;
ho la timidezza di chi bussa alle nuvole
per raccomandarsi in un pò di pioggia,
perchè sia sempre in fiore,  di noi,
l’eterna stagione.

Ho fra le labbra un pensiero,
di cui tu custodisci con premura adulta,
il segreto.

Sta fiorendo 
all’ombra di una nuvola, tesoro,
il futuro.

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Dall cuore dell’utero, dall’utero dell’amore,
dal tracciato esistenziale

diagonal

indépendance - diagonal

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Mia madre
è una donna che ho imparato a conoscere
nei momenti difficili.

Se quando ero alto un suo ginocchio
mi pareva fredda, alta e austera
come le montagne che d’inverno valicano i sogni di noi bambini,

ora,
dopo tutto ciò che è accaduto
la ritrovo diversa

forse uguale
ma in una visione diagonale.
Rovesciata.

Mia madre è un’Errante.
Errante è una persona che Erra,
che sbaglia e continua a camminare sui propri sbagli,
viaggiando, viaggiando.

Fino al ritorno delle incertezze
e la conclusione di aver vissuto

senza rimpianti

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(Mamma – Giacomo D.)

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Giacomo ci teneva che la pubblicassi qui.