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Torno a me,
quasi sempre per raggiungerti,
per ricordarmi che eri e forse ancora esisti.
Ogni dolore s’intona sempre
su un disco rotto.
In te,
il mio credere ateo si fa preghiera
e lo strappo che ho sul cuore,
una piaga che non si può ricucire.
Contano i brevi giorni fino a sera,
le sere senza luna
e quelle più feroci in cui anch’io
sono la mia assenza.
Rimani odore di pane nell’aria
e il morso della fame
che spinge a correre verso ogni miraggio.
Aggrappato al primo dio di turno,
– quasi a mendicare comprensione –
sprofonda in un lamento,
il silenzio.
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trovato nell’ansia