vol d’enfance

indèpendance - vol

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In quella piazza ho visto piangere bambini
senza timore delle lacrime
ed ho visto piangere donne
nascondendole nel pudore della fragilità
al tramonto del sole.
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Si alza dalla panchina di chi non ha più attese
e mi chiede se ho da accendere;
fruga nei miei occhi un ricordo
"ti ricordi di me? andavamo a scuola elementare insieme…"
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Parla il suo dialetto che all’epoca della nostra infanzia
era il dialetto più straniero dello stivale.
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Mi chiede delle parole e della donna.
la donna l’accompagna nella libreria centrale
dove sono in omaggio parole mie
in segnalibri e cartoline.
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Ha una tristezza che misura l’umidità dell’aria
e uno sguardo grigio ombreggiato di rosa,
il mascara colato di chi ha pianto.
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avrei voluto abbracciarla
lì dove le parole finiscono
dove racconta la delusione degli uomini
e un po’ più in là,
dove la donna aspetta la rinascita.
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Mi racconta che anche lei scrive.
"Scrivo poesie. Posso fartele leggere?"
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Annuisco lasciandole un abbraccio negli occhi,
di quegli abbracci che inibiscono
la grande piazza vuota.
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Dietro ad una cartolina le lascio il mio numero di telefono,
le lascio una promessa
e l’ombra scompare dove la casa mi aspetta.
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Un gesto inatteso,
un pensiero s’incaglia nella sigaretta
dove la legna brucia nuove attese.
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Mentre i pensieri aprono la porta di casa
un suo messaggio mi racconta emozioni e paure,
mi racconta che leggendomi  ha pianto.
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Soffiandomi un pensiero dagli occhi,
metto un nuovo ceppo nella stufa
aspettando te.

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piccole storie di vita quotidiana