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Fotografia di E. Pentele
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Fu quando caddi nel tuo fiume
che iniziai a nuotare.
Ancora nuoto
quei passi fra i pioppi
o il correre sull’erba dei cani;
osservarmi così disfare
-alla ricerca di un riflesso di luce –
di bracciata in bracciata
il letto del fiume.
Vorrei per un giorno almeno
dormirmi sul petto
senza dover nuotare,
ascoltarmi battere
come grandine sul cuore.
Le mie strade
non saranno mai asfaltate;
la mia verità
è tutta nelle mie meches di dolore,
quasi lunare il riflesso
nelle mani che m’accarezzano
come se fosse un lusso
anche dormire.
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trovato prima della verità.
Ho vinto il processo ma ho perso in vita.
Passerei le giornatte a riavvolgere il nastro