parenthèse

indépendance - seule
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Fotografia di Miceeatcheese

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Non mi troverai più
con in mano una spazzola
troppo prepotente
anche per i miei forti capelli.

Piuttosto intravedrai
dita incerte districare, strappandoli,
i nodi dai pensieri.

L’urlo è una canzone senza parole,
una pagina strappata sul domani,
un raffreddore del cuore
che non vuole più guarire.

Raccoglimi e proteggimi
(come apostrofo imperfetto d’imperfetta solitudine)
nato per stare entro due parentesi
(   )
nel più nascosto scaffale
dell’Accademia della Crusca
con una parrucca bionda
in mano.

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trovato nella febbre

drap

indépendance - vol au vent

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Per chi conosce solo il tuo colore,
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere,
perché lui esista:

chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese,
il calabrese, africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.

Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più,
neanche coi sensi:

tu che già vanti
tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio,

e il più povero
 ti sventoli.

 

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Pier Paolo Pasolini
"alla bandiera rossa"

BUON PRIMO MAGGIO

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trovato

la franc-maçonnerie

indépendance - le futur

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A buttare sassi nello stagno,
tu lo sai, si moltiplicano, rilfesse le stelle.
Si sciolgono dal basso, in sorsi di vita
le zolle di terra.
.
La terra mossa oscura lo sguardo,
e l’amico del giudice
ha la coscienza più sporca della melma.
.
L’ho chiamato ora, babbo.
gli ho detto che sono figlia tua.
"si vergogni signiorina, lei ha detto di me cose infami,
io la denunzio, io non la voglio sentire più, si vergogni".

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Perdonami babbo se gli ho detto di farlo,
di denunziarmi, di farlo subito e garbatamente,
spogliandosi della tunica e dell’arroganza dei prepotenti.
.
Ho continuato a dirgli
"Lei rappresenta lo stato, lei rappresenta niente".
Aveva la voce rossa,
che lo vedevo ricurvo sull’elenco degli amici
sputare rabbia dagli occhi.
.
In questa terra di Dante
poteri occulti manovrano poteri ormai incerti,
e alla mensa dei massoni
delineano la vittima, poi uccidono lentamente.
,
Sono arrivati qui, babbo
con quella lupara benpensante e trasparente
a minacciare la pancia che t’ha reso padre
e che non è più nemmeno utero sfitto,
ma è carne che muore lentamente.
.
Getta un sasso nello stagno
e forse vedrai nella melma
rinascere e moltiplicarsi come fosse quello il cielo,
un coro di stelle

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Trovato nella lotta contro i poteri occulti
del tribunale di Firenze

Françoise II

indèpendance - patience

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Cara Francesca come stai?
Hai mangiato anche oggi una mela cotta?
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Erano nella nostra infanzia, il dolce della nonna,
ora nei tuoi quasi quarantotto anni,
è il tuo, quotidiano, se non lo butti per terra.
.
Cara Francesca,
sono giorni che ti porto con me, in ogni angolo di casa.
Vorrei, come allora,
quando la vita era solo la genesi dell’inferno,
raccontarti della vita dei piccioni in piazza della Signoria.
.
Le nostre piazze sono piene di corvi neri
che sfilano, uno ad uno i fili dei nostri maglioni.
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E’ arrivata qui ieri, nella casa dei nostri genitori,
e mi parlava di te, che non hai più la dignità del nome,
per la legge dei prepotenti, sei solo "l’interdetta".
.
Le ho regalato delle parole mie scritte su segnalibri,
non avendone più nelle labbra.
.
L’ho fatta sedere alla mia tavola, mentre mi notificava un atto,
un atto di disperazione, a cui ogni mio attimo
è appeso con un sottile filo di rabbia.
.
Sai, Francesca, siamo nel mondo parallelo entrambe,
Tu stai nella follia,
io, per sopravvivermi, abito le parole,
incapace di abitare le strade dei piccioni.
.
Lì nessuno verrà più a masturbarsi
davanti al silenzio dei miei occhi,
lì, nessuna piega tratterà più un odore,
che non sia carezza d’Amore.
.
Sai Francesca,
son fiorite stanotte le stelle.
Sono fiorite nell’aroma d’oriente della mia stanza.

Qualcuna entrava a salutarmi,
altre erano distese sul cuscino ad accarezzarmi,
nel caleidoscopio delle lacrime erano pure belle.
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C’eri tu Francesca, stanotte con me
in sogno

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trovato nell’amore
della fragilità delle nostre donne

Françoise II

indépendance - tout bas

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Cara Francesca,
dopo settimane ho trovato il coraggio di leggere quell’articolo che ti riguarda.
I giornalisti sono sempre stati dei menzogneri.
Parlano di te come un’anziana invalida a cui sono stati sottratti un pugno
di euro. Non sanno che ti hanno sottratto la dignità, tutta.
Non sanno che hai solo 47 anni, qualche aborto forzato alle spalle,
tre tentati suicidi da quando t’hanno rinchiuso

Loro non lo sanno come si perde la dignità nel manicomio
e come si guardi al cielo, senza l’odore dell’aria.
Forse non lo sanno che una bambina a sedici anni in un manicomiio
poi va a finire che ci muore.
Non sono manicomi, ora. Sono strutture pubbliche in cui col caffè ti
sedano perchè tu non rompa troppo i coglioni.

Da quando hai perso l’uso delle gambe
ti hanno tolta anche la libertà di scappare.
Dimmi Francesca, ti hanno dato almeno quattro biscotti stamattina?

Sai Francesca, volevo dirtelo,
nella guida che uscirà presto, del nonno, con la Castelvecchio Editrice
ho scritto anche di te, nell’introduzione.
Ho scritto anche dei nostri babbi, ricordandoli
e in parte, col cuore maledicendoli per non essere stati capaci di difenderci.
Sai Francesca, la zia Irene, mia mamma, vuole fare appello alla sentenza
perchè ti hanno portato via tutto.
Ma lei non sa che alle sentenza non si può fare appello.
Si può solo subire. O al limite, sputtanare.
Io alle cose che non sai, darò voce.

Mi hanno detto che giorni fa, ricordavi il villino e chiedevi notizie.
Non è più nulla tuo, Francesca.
Nemmeno quello che indossi, che ti vestono con gli stracci della Caritas.

Ti ricordi Francesca l’odore dello studio in Via Condotti?
C’era l’odore di legno e pipa e la segretaria sempre sorridente
che ci aspettava con delle caramelle.
C’erano gli altri avvocati che ci salutavano, poi tu mi portavi a
guardare vetrine. io detestavo le vetrine, ma adoravo te.
Allora anche le vetrine diventavano belle.

Andavamo in una delle vie che io meno ho sopportato di Firenze:
Via Tornabuoni. Io non lo sapevo, tu nemmeno, ma tanti di quei fondi
erano già tuoi e sono quelli che ti ha rubato il tuo tutore
quando saresti stata mangiata dalla vergogna dei tuoi,
e rinchiusa per il carattere ribelle, nel manicomio di San Salvi.

Ti ricordi Francesca di quell’agello bianco
tenuto in Piazza della Signoria per  le foto caratteristiche?
A te faceva tenerezza. Io preferivo guardare i cavalli o
dare da mangiare ai piccioni.
Preferivo il negozio che faceva i bomboloni caldi in Via Condotti.

Quando saresti cresciuta, venivo ogni giorno a portarti fuori
per andare a guardare in centro oltre che le vetrine,
il culo agli uomini. Ti piacevano troppo.
Chissà se ancora guardi il culo agli infermieri quando ti sedano,
io spero vivamente tu continui a bestemmiare quando li vedi avvicinarsi,
che ogni tua bestemmia in Dio è la più Sacra delle preghiere,
perchè Tu sei Sacra. Tu sei la terra debole
dove ci nascono rari e preziosi fiori
quando ancora m’abbracci.

Tu sei il sapore dei baci perugina,
mangiati insieme la domenica sulle panchine dei giaridnetti
in piena austerity.

Sai Francesca,
la balena bianca mangia i cristiani buoni.
Non è cambiata poi tanto la storia.
Un tempo c’era la settima meraviglia del mondo, il colosseo
per vedere sbranare gli uomini.

Anche ora è così e tu sei figlia di un’ingiustizia del sistema,
di quel potere occulto di natura bianca con le toghe nere.

Perchè tutto questo Francesca?
Perchè abbiamo gli occhi chiari e un cognome ch’è rimasto solo donna, qui.
E lo dico a te, che qui stanno tentando di fare,
certi poteri bianchi, salvati dalle panchine del duomo
il culo anche a me.

Dovesse mai arrivare nell’istituto dove sei,
una che bestemmia più di te,
quella sono io, Francesca.

Se solo dovessi riconoscermi, sii gentile con gli infermieri,
fatti spingere la carrozzella fin dove finisce la distanza
e in un abbraccio, almeno te,

sorreggimi

.
Dalle cose che accadono, ricordando la parte forte del mio cuore.
Signori che non conoscete le mie frasi bianche. Io vi avevo avvisato che
non frenavo la lingua. E che avrei iniziato a parlare per quello che so.
Un’altra mossa falsa e io continuo la storiella di come vi parate il culo,
schifosi poteri bianchi di Firenze.

Maître III

Indépendance - Don Lorenzo Milani con i ragazzi di Barbiana

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"Cara Signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.
    Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi,
a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che "respingete".
Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
    Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.
Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita.
Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.
    Sul principio pensavo fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia.
La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma.
Il babbo osserva e ascolta ma non parla.
    Più tardi ho creduto che  la timidezza fosse il male dei montanari.
I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla.
    Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità
nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
    Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico.
Non glielo so spiegare io che che ci sono dentro.
Forse non è nè viltà nè eroismo. E’ solo mancanza di prepotenza."

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Don Lorenzo Milani
Lettera a una professoressa

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La borraccia e lo zaino sono pronti,
di passo svelto in due ore sarò a Barbiana

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oggi la giornata commemorativa

Dalle cose che sono accadute
e che devono continuare ad accadere

derrière

indépendance - fils

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Dietro ad ogni destino
c’è sempre un furbo che ruba,
che urla la sua forza con una sottana scura,
 prete o giudice
è sempre servo di un potere
che non rassicura.

Dei nostri giorni,
sarà lo sterco a scaldare
la minestra del viandante.

Strani sconosciuti occupano 
il futuro dei giorni
mentre come figli illegittimi
noi vivamo il mondo.

Dietro ad ogni sogno strappato
s’illumina nella notte,
una criniera di stelle

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Trovato nei pensieri della sera

Françoise

indépendance - fille

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Tu prendi una nuvola bassa
e legatela al cuore,
prendila come fosse neve e bevici
la sete di un amore.

Tu prendi le gambe che ti hanno rubato
e portale in aula al giudice.
Ti diranno che non è reato.

Tu prendi la follia
che cercando l’amore t’hanno regalato
e il giudice ancora dirà che no,
non è reato.

T’hanno rubato anche i riccioli,
perchè il dio dei prepotenti l’ha comandato,
il signor giudice oggi ha detto
che non è reato.

Il ladro ha portato via settanta case
quattromila ettari di sogni
le ruote della tua carrozzina,
e dieci denari.

il giudice ha anche detto
che rubare a una donna malata d’amore
non è reato

.

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***

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Aula bunker del Tribunale di Firenze
15 giugno 2007  – ore 17:30
Il signor V.N. – ex tutore di Francesca N.
è stato assolto per aver sottratto all’interdetta 21 miliardi di lire.
Nessuna condanna
Deve solo un risarcimento di 56.000 euro,

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Francesca è la parte più bella di me

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La legge non è uguale per tutti

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Da tutta la mia incapacità di difenderti, Francesca.