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Il mio piccolo cuore
ti sta su un palmo di una mano
e ogni giorno che cresci,
cresce con te.
E’ un silenzio interrotto
sempre da una tua telefonata
senza fili, il cordone ombelicale.
Della tua presenza
nutro i miei inutili giorni
e strappo al calendario
nuove attese.
Mi racconti dal tuo mondo
lo stupore di chi ti incontra.
Sembri grande, nelle cose che dici e che fai.
Sembri il figlio che tutti vorrebbero avere.
Assomigli a te stesso nella tua bellezza
e profumi di quella bellezza inusuale di chi ha
sempre un’alba dentro.
Il tempo, io te lo dicevo, è il maestro.
Il tempo è l’unica misura di ciò che siamo
in continuo divenire.
Avevi fretta di conoscerlo il tempo quand’eri bambino
e mi chiedevi se portava la barba lunga,
bianca, come Merlino o se aveva le sorprese
come babbonatale.
Il tempo è un signore pensieroso
che gioca a inseguire i nostri dubbi.
Ogni giorno mi chiami dalla tua curiosità
e dalle tue premure con una voce che sa di pazienza
e quella tenerezza quasi matura
in cui in te, io mi commuovo.
Mamma, lo sanno in paese di te?
No. Lo sai come sono. Provoco. Mi diverto così.
Ma non hai detto niente niente?
No.
Mamma, perchè fai quella che va sempre contro?
Non vado contro io, sono gli altri in carreggiata opposta.
Ascolti le acque
quelle che hanno spezzato i miei ponti
e annaffiato le mie solitudini.
Le odi, quelle acque d’un fiume maledetto
così maledetto che la tua voce cambia
nel pensiero costretto.
Dal telefono rimango in silenzio
ad ingoiare tutti i sassi sul fondo
Tu che sei l’unico che li conosce tutti,
quei miei sassi maledetti.
Tu, unico depositario del mio male
mi aiuti a credere ancora
a babbonatale?
Liberamente tratto dal mio Amore per Te, Giacomo