.
Mamma, domani torno un pò da te. Ti va?
Perchè me lo chiedi? Certo che mi va.
Qui è casa tua.
(Sei te il proprietario e non te l’ho ancora detto.
Ho già lasciato tutto a te. Che non si sa mai.
Io usufruttuaria dello spazio che mi lascerai.
Rimango tutrice della tua età e dei tuoi errori.)
Vuoi che venga a prenderti alla stazione
oppure ti accompagna babbo?
Mamma mi fermerò un pò a Firenze, poi arriverò.
Maledetta me che t’ho insegnato l’amore e la libertà.
Però un pò mi benedico per questo
che stai crescendo come avrei voluto crescere io.
Casa tua è un campo nomadi
quando tu non ci sei.
Casa tua è la chitarra sempre sul divano
un pc sempre acceso e fornelli spenti da mesi,
la fisarmonica lì vicina alla luna per le solitudini di tua mamma.
Casa tua è una distesa di cose da fare
e libri sparsi dappertutto per terra.
Tua mamma è una bambina distratta quando tu non ci sei.
Casa tua,
ancora vorrei poter essere io
e quel frigo che apri per vedere che c’è.
Se apri le finestre del mio cuore
ci trovi ancora la tua culla di vimini e il carillon.
Domani sarò grande, figlio,
mi sveglierò prima dell’alba perchè
tu trovi quell’ordine che non riesco a darti
e al quale mi sono disabituata da mesi,
però a te non mi disabituo mai.
Mi rieduco facilmente se sei con me.
Faccio persino le fusa come i gatti
e mi pettino lisci i capelli.
Domattina mi truccherò
nonostante il caldo, mi truccherò.
Una macedonia e un budino
per una cena a lume di candela
per me e te.
Una candela centrale
e altre sparse per casa.
Questa casa troppo grande per la mia sola solitudine.
Ho imparato persino
a pisciare al buio senza te
liberamente tratto dall’attesa