Maître III

Indépendance - Don Lorenzo Milani con i ragazzi di Barbiana

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"Cara Signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.
    Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi,
a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che "respingete".
Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
    Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.
Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita.
Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.
    Sul principio pensavo fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia.
La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma.
Il babbo osserva e ascolta ma non parla.
    Più tardi ho creduto che  la timidezza fosse il male dei montanari.
I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla.
    Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità
nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
    Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico.
Non glielo so spiegare io che che ci sono dentro.
Forse non è nè viltà nè eroismo. E’ solo mancanza di prepotenza."

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Don Lorenzo Milani
Lettera a una professoressa

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La borraccia e lo zaino sono pronti,
di passo svelto in due ore sarò a Barbiana

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oggi la giornata commemorativa

Dalle cose che sono accadute
e che devono continuare ad accadere

circulation du sang

indéependance  - fille dans le noir

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Se in molti stanno fuori dalle masse,
di sicuro io sto fuori dalla messa.
La messa di quel signore che permette crudeltà
e che perdona dove io non vorrei mai.

Con Isabella,
grazie alla voce di
un gruppo di blogger
(Masso, Blue, Emma e tanti altri )
è stata data risposta concreta ai suoi bisogni.
Isabella ha finalmente ottenuto la terapia
che le permette di progettare oltre l’oggi,
il futuro.

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Altri bambini non hanno voce
e la voce grossa dei prepotenti ferisce.

Occorre il cuore. 
Quel cuore che spesso i nostri politici
dimenticano nel letto di qualche amante
scordandosi così della gente.

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indépendance - plus jamais!

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Trovato nelle Ingiustizie

la pudeur III

indépendance - silencieuxe

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Ho cancellato parole che forse torneranno,
per dare spazio al tuo giovane treno
che ancora hai timore di guidare.

Tu sai quante stazioni rimangono abbandonate
e quanti treni si perdono, nell’attesa di passato
se non si sceglie un binario su cui partire,
soprattutto se si ha paura di andare
per paura di un dolore.

Tu sorrdi alla luna
mentre il cielo si spoglia di giorni.
E noi, andiamo lassù, a dormire sulle stelle.

Nel fiume, c’è il tempo
e un riflesso di luce che tu sai fermare
come fosse domani ancora
il mio ieri.

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Hai il pudore di chi cattura di nascosto
l’anima delle cose;
e ti stupisce che io mi innamori delle tue mani
e ti stupisce ch’io ti urli dal mio binario morto
di correre per quel treno, che il mio è già deragliato
in un giorno lontano,
nella mia memoria di donna.

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Deborah,
oggi la notizia che per  quel concorso fatto
(e che non volevi fare)
hai una copertina importante su una rivista di settore.

Grazie per farmi pensare
che ancora i miei grandi sogni
fatti di piccole conquiste,

in te, si realizzano

Le mie stazioni erano affollate
con una bambina che piangeva forte
e nessuno, nel suo perdersi,

 la sentiva

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La foto è meravigliosa

maternelle

indépendance - maternelle

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Arrivarono con le divise
e una svastica sul degrado.

Il sangue è un filo rosso
che cuce nel tempo, memorie,
che mette oltre lo sguardo degli occhi,
 ali sacre alle donne.

Arrivarono con l’arroganza dei prepotenti
e senza bussare,
ruppero per terra tanti bicchieri.
Bevvero dal collo di un utero, la vita.
Poi ubriachi, se ne andarono.

Berlino era polvere
e macerie senza dignità
sull’inguine di una donna.

Scendeva il sole anche ad est.
Senza albe sarebbero passati
ventimila giorni di pazienza.

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Qualcuno raccontò
che il cielo di Berlino era rosso quel giorno

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Auguri mamma

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Sessantasei anni fa
nasceva a Berlino la storia delle nostre donne

veloutée

noeuds

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Gli amori non sono cose eterne e segrete.
Gli amori sono cose impossibili, cose che non accadono,
cose da niente oppure cose da tutto,
che entrano ed escono dalla vagina e che
ti violano ripetutamente.

Gli amori non hanno sostanza, ma nuan composizione  eterea
che passa adirittura dal cuore.
Quindi l’amore è una prefigurazione in quanto
la persona amata diventa la quintessenza
del nostro costrutto interiore.

Amare significa desiderare, e il desiderio è comunque
una parte della materialità.

Si può assurgere a sfere di contenzione sudate e terribili
che cominciano da un senso
di assoluta povertà ed emarginazione in seno all’arte
per finire in una ressurezione quasi patologica
in seno alla follia artisitica.

Beatrice per Dante, Laura per Petrarca
non furono che senescenze in età giovanile.

Io ho avuto Grandi Amori.
Grandi amori distruttivi come catastrofi
che mi hanno presa, violentata e poi abbandonata
sul greto della vita.

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Alda Merini
da: " Il tormento delle figure", pagg. 50,51

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Liberamente tratto
tratto, tratto, tratto, tratto, tratto.

guérir

entrer

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Recuperata dai Tuoi occhi,
la mia capacità di guardare,
T’osservo perderTi nelle mie parole
ed è il più dolce degli incontri,
di noi,  senza la necessità di dichiarare l’evidenza alla voce.

L’Amore è una carezza che gli occhi lucidi
danno senza pudore, al cuore.

Il mio Ti è familiare
come una cucina in disordine,
come un letto da disfare
nelle capriole delle foglie baciate dal vento.

Potrebbrero mai le parole tradurre il Tuo sguardo?
Quella tenerezza che mi sfoglia
ogni nascosta nudità,
che nella morbidezza dell’abbraccio
erige ogni senso
fino al bacio degli angeli
incapaci di pregare le preghiere dei fedeli.

E’ il nostro più feroce peccato
essere nati angeli senz’ali
stremati dalla fatica
di risalire, scalando senza corde

le pareti senza appigli
dell’inferno

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Liberamente dedicata all’uomo che parla la cuore
senza il rumore della voce

tendresse

nue

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Mamma forse ha pianto da sola
quando le ho fatto trovare sul tavolo in cucina
una copia del libro con degli articoli su di me.

Oggi piangerà di nuovo
quando mi vedrà in vetrina.

Nelle librerie locali mi hanno dedicato le vetrine
come le puttane d’Amsterdam,
avrò anche io, puttana di parole, la mia vetrina.

Mamma m’ha preparato il pane fatto in casa.
Sono quelle le sue carezze.
Lei che non sa niente del mio buio.
Ho mantenuto in questi anni di buio, dopo la sua malattia,
un sorriso a salve per tutti.
Soprattutto per lei.

Idealmente vorrei poter far giungere una copia del libro
a tutti quelli che mi fanno compagnia, qui.
La rete regala anche la rara preziosità di persone speciali.
Ognuna con le sue particolarità.

C’è una ragazza di Milano che seguo
da sempre silenziosamente e con la quale non ho mai
avuto alcun contatto.
Ho sempre trovato bella la sua generosità
nel mettere a disposizione i suoi libri alle persone in rete.
Una biblioteca vera e propria per i naviganti.
A lei arriverà in settimana una copia del mio libro
ed è il mio modo per renderlo disponibile
a chiunque volesse chiederlo in prestito.
E’ quello il modo per poter ringraziare ognuno di voi
che avete fatto sì che le mie parole
su schermo andassero a diventare parola scritta.

Questo il suo blog

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liberamente tratto dalle mie pagine
di quotidianeità, dalle rincorse delle nuvole,
dagli incontri

maudire

Federico Tavan

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Maledetta quella volta
maledetta quella volta
che ho iniziato a scrivere
non perché
scrivere è male
ma perché
era maledetta quella volta
che ero da solo
e piangevo
e per questo
scrivevo
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Federico Tavan
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Liberamente tratto dall’Anima di un Poeta
che sto iniziando ad amare