vague II

indépendance - C'EST VIE
.
"Studenti alla deriva"
manifesto di protesta degli studenti
del Liceo Artistico L.B. Alberti di Firenze

.
Liceo che rimarrà autogestito
nei giorni di lezione e occupato nei giorni festivi
come tante altre realtà scolastiche fiorentine e nazionali
fino a giugno 2009.

.
.

[…] Così è stato il nostro primo incontro con voi.
Attraverso i ragazzi che non volete.
L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile.

Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno.
Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola.
È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.

E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo?
Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito
a costo di passar da pazzi.

Meglio passar da pazzi che esser strumento di razzismo." […]

(Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa)

.
.
A te Giaomo e a tutti i ragazzi come te,
perchè l’onda anomala non perda mai
la sua, la vostra forza.

"Grazie"

.
trovato nel cuore

Maître IV

indépendance - Don Lorenzo Milani, Maestro di Libertà

.
Don Lorenzo Milani
27.5.23  –  26.6.1967

.
"Ho voluto più bene a voi (ragazzi) che a Dio,
ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze"
.
Don Lorenzo Milani

.

Ho passato la serata sul sito della pubblica istruzione
per leggere le cose inutili che fa la scuola oggi.
A quarant’anni di distanza dalla morte di Don Milani
i legislatori hanno optato per la figura degli insegnanti burocrati
e non degli insegnanti-maestri,
cosa di cui i ragazzi e la scuola tutta
invece hanno tanto bisogno.

.
Onestamente non credo nemmeno che il ministro alla pubblica istruzione
sia mai stato a Barbiana, ne’ abbia ben chiaro
l’alto concetto dell’essere scuola per sè nel mondo.

.
Per capire la scuola di Barbiana,
bisogna percorrere tutta la strada sulla fatica delle gambe
e da lì, guardare verso la casa più vicina
che dista un lungo sguardo
oltre la polvere.

.

***

.

.
Sempre per ricordare Don Milani, un post molto interessante
su Don Bensi, guida spirituale di  Don Milani
sul blog de
il vecchio della montagna

.

Qui
invece una intervista rilasciata da
Pier Paolo Pasolini
sul libro "Lettera ad una Professoressa"

.

Qui
un filmato sulla Lingua Italiana
in cui Don Milani scrive "Lettera ad una professoressa"
insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana
con anche un intervento di Pier Paolo Pasolini

.
Quarant’anni dopo
più vivo fra i vivi

Maître III

Indépendance - Don Lorenzo Milani con i ragazzi di Barbiana

.

"Cara Signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.
    Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi,
a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che "respingete".
Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
    Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.
Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita.
Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.
    Sul principio pensavo fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia.
La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma.
Il babbo osserva e ascolta ma non parla.
    Più tardi ho creduto che  la timidezza fosse il male dei montanari.
I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla.
    Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità
nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
    Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico.
Non glielo so spiegare io che che ci sono dentro.
Forse non è nè viltà nè eroismo. E’ solo mancanza di prepotenza."

.
Don Lorenzo Milani
Lettera a una professoressa

.

.

La borraccia e lo zaino sono pronti,
di passo svelto in due ore sarò a Barbiana

.

oggi la giornata commemorativa

Dalle cose che sono accadute
e che devono continuare ad accadere

Maître II

Indépendance - Don Lorenzo Milani con Nevio, forse

.

"Ogni parola che non capite oggi,
è un calcio nel culo che prendete domani"
.
Don Lorenzo Milani

.

Ho letto la tua mail e ti rispondo qui. Mi chiedi di parlare ancora di Don Lorenzo
e mi dici nella mail di aver conosciuto Manrico Casini Velcha
del Centro di documentazione Don Milani e che vorresti sapere di più
di quel prete di montagna.

.
Quando lui morì, io ero un feto di tre mesi
nell’utero di una donna straniera in Italia.

.

Per capire Don Lorenzo, credo occorra capire dov’è che si trovi Barbiana.
Io vivo quei luoghi. Lì ho un piccolo mulino del 500, il mio paradiso,
dove vado a rifugiarmi quando ho bisogno di silenzio.

Il silenzio domina lì.
Per arrivare alla chiesa di Barbiana c’è da salire ancora molto,
circa sei chilometri di quelli che sfiancano, che sembra la strada non
debba finire mai.
Tutt’intorno c’è la montagna, qualche casa, roccia,
ginestre, cipressi, querci, i segni più probabili di vita.

Una volta saliti dove tutto finisce, un piccolo sentirero
difficile anche per le automobili, costeggia un burrone profondo
e da lì, oltre qualche altra ripa, nella gola, la piccola chiesa.

Per capire Don Lorenzo, quella strada va fatta a piedi
con al alimite una sola borraccia d’acqua a tracolla,
di quelle di latta, da 200 cl.

Molti ricordano Don Lorenzo come un uomo burbero,
sempre sulle sue, un tipo apparentemente presuntuoso,
particolare, strano, difficile.

La storia di Don Lorenzo è la scelta di un folle
che abbandona le ricchezze materiali della famiglia
per dedicare la propria vita a chi non ha voce.

Le prime esperienze le ebbe a Campi Bisenzio,
zona industriale di Firenze, da dove fu cacciato verso Barbiana.
Ancora oggi, per quanto la chiesa, dopo 40 anni dalla sua morte,
lo abbia "perdonato" (Articolo de La Repubblica di setitmana scorsa –
non vado a controllare, che ho pile di giornali in terra in cucina
e perderei sì e no mezza mattina) ancora ogi esili i Preti,
quelli veri verso destinazioni castranti.

L’insegnamento di Don Milani, per quanto mi riguarda
è da come si possa trarre beneficio da ogni cosa negativa,
e usare il male per farne strumento d’Amore.

In un’epoca senza internet, telefonia facile,
quest’uomo da una gola sperduta fra i pastori di montagna
ha scosso coscienze in tutto il mondo.

Non ho avuto la fortuna della povertà,
cosa che mi sto guadagnando ogni giorno, con le parole,
Quando sei nella condizione di non avere, puoi solo essere.

E scopri l’infinita ricchezza delle piccole cose.
Scopri la maestosità dello sbocciare di un fiore
e fai i conti coi morsi della fame.
Quando, non ne hai, fumi i mozziconi che trovi
e se hai due soldi li spendi per conoscere.

Siamo di passaggio su questa terra,
spesso con la presunzione della proprietà.
Nulla ci appartiene, se non la nostra dignità di persone,
se non con in bilancio quanti abbracci abbiamo dato,
o di quanta verità abbiamo bisogno.

.

***

.
"Dopo l’istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente. 
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose. 
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio. 

.
In risposta alla mail di F.

.

 

Il maestro per loro era dall’altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. 
Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c’era registro. 
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio. 

Comunque sul principio era l’unica materia scolastica che li svegliasse. 
Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio. 
Due pagine erano tutte consumate. 

Più tardi scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia. 
Qualcuno non s’è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi. 
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un’altra volta. 

Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. 

Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente. 

E’ razzismo anche questo. Ma su questo punto non abbiamo nulla da rimproverarvi. Le bambine le stimate più voi che i loro genitori. 

Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l’avevano giudicato un cretino.

Volevano che ripetesse la prima per la terza volta. 

Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico di natura. I professori l’avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno. 

Né l’uno né l’altro avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l’officina. Sono venuti da noi solo perché noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua età. 

Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. E’ stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita. 

Sandro se ne ricorderà per sempre. 

Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no. 

La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente programma. 

Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose estano le stesse, ma cambia lui. Gli diventano puerili tra le mani. 

Per esempio in prima gli avreste detto riletto per la seconda o terza volta la Piccola Fiammiferaia e la neve che fiocca fiocca fiocca. Invece in seconda ed in terza leggete roba scriba per adulti. 
Gianni non sapeva mettere l’acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. 

Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. 
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull’ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare. 

A geografia gli avreste fatto l’Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. 

Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale. 
Sandro in poco tempo s’appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. 

Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per i libri. 
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto. 

Ma agli esami una professoressa gli disse:- perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere?
Lo so anch’io che il Gianni non si sa esprimere. 

Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avete buttato fuori di scuola l’anno prima. 
Bella cura la vostra. 

Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle  all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. 

Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. 

Appartiene alla ditta. 

Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla.  E il babbo serio:- Non si dice lalla, si dice aradio. 

Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola.  

"Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua"; . L’ha detto la Costituzione pensando a lui"

Don Lorenzo Milani
da "Lettera a una professoressa"

Maître

indépendance - Don Lorenzo Milani

.
Don Lorenzo Milani

.

La vita di paese non ha la frenesìa delle città.
Ci sono altri ritmi a scandire lo scorrere delle ore.
Il martedì è giorno di mercato in paese ed essendo questo
il centro più grande del Mugello, il paese si popola di persone
provenienti dai comuni vicini, anche se non più come un tempo,
purtroppo.

Tanto per frugare nella memoria,
un tempo era proprio il mercato di Borgo San Lorenzo
a determinare il prezzo di frutta e verdura per
tutta la provincia di Firenze.
(ora la Mercafir – Mercato di Novoli – Firenze)

Dalla campagna scendevano a valle con calessi
e i frutti del bosco e delle campagna.
Era la fiera del bestiame, dei marroni, delle patate.
Il mercato era accolto nella "Loggia dei Marroni"
un loggiato molto bello progettato nella fine ‘800
dall’Ing. comunale Niccolò Niccolai.

Le logge furono abbattute negli anni ’60
per dare spazio a un bel complesso di bagni pubblici,
pressochè inutilizzati.

Per le  famiglie dei ragazzi di Barbiana
aveva una notevole importanza il mercato di Borgo S.L.
perchè permetteva lo scambio di prodotti e
se andava bene, la vendita di partite prodotti ortofrutticoli
per il sostentamento delle numerose famiglie.

Don Lorenzo veniva chiamato
"il prete con la la tonaca motosa", per l’evidente
bordo della tunica  polveroso,
scendendo lui da Barbiana a Borgo o a piedi o in bicicletta.
Un percorso tortuoso di circa 13 chilometri.

***

Come ogni mattina, il mio passaggio alla libreria Mondadori.
Stamani curiosavo nei cartoni i nuovi arrivi,
concentrandomi su nomi sconosciuti
ho chiesto una vetrina dedicata interamente al prete
e stasera la prepareranno, hanno detto.

Due parole scambiate sui testi mancanti,
ma ormai conoscono il mio brontolare che tutto ha
dell’affettività per una terra di cui si stanno
essicando le radici.

.
Di Don Lorenzo ricordo non tanto il prete, piuttosto l’Uomo.
 Un Maestro di Libertà.

il 40° anniversario dall morte
verrà celebrato il 21 giugno
 

***

.

Lettera ai giudici

Barbiana 18 ottobre 1965

Signori Giudici,

vi metto qui per scritto quello che avrei detto volentieri in aula. Non sarà infatti facile ch’io possa venire a Roma perché sono da tempo malato. Allego un certificato medico e vi prego di procedere in mia assenza. La malattia è l’unico motivo per cui non vengo. Ci tengo a precisarlo perché dai tempi di Porta Pia i preti italiani sono sospettati di avere poco rispetto per lo Stato. E questa è proprio l’accusa che mi si fa in questo processo.

Ma essa non è fondata per moltissimi miei confratelli e in nessun modo per me. Vi spiegherò anzi quanto mi stia a cuore imprimere nei miei ragazzi il senso della legge e il rispetto per i tribunali degli uomini.

Una precisazione a proposito del difensore. Le cose che ho voluto dire con la lettera incriminata toccano da vicino la mia persona di maestro e di sacerdote. In queste due vesti so parlare da me. Avevo perciò chiesto al mio difensore d’ufficio di non prendere la parola. Ma egli mi ha spiegato che non me lo può promettere né come avvocato né come uomo. Ho capito le sue ragioni e non ho insistito.

Un’altra precisazione a proposito della rivista che è coimputata per avermi gentilmente ospitato. Io avevo diffuso per conto mio la lettera incriminata fin dal 23 Febbraio. Solo successivamente (6 Marzo) l’ha ripubblicata Rinascita e poi altri giornali.

È dunque per motivi procedurali cioè del tutto casuali ch’io trovo incriminata con me una rivista comunista. Non ci troverei nulla da ridire se si trattasse d’altri argomenti. Ma essa non meritava l’onore d’essere fatta bandiera di idee che non le si addicono come la libertà di coscienza e la non violenza. Il fatto non giova alla chiarezza cioè all’educazione dei giovani che guardano a questo processo.

Verrò ora ai motivi per cui ho sentito il dovere di scrivere la lettera incriminata. Ma vi occorrerà prima sapere come mai oltre che parroco io sia anche maestro. La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c’era solo una scuola elementare. Cinque classi in un’aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati. Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa. Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola. Quelli che stanno in città usano meravigliarsi del suo orario. Dodici ore al giorno, 365 giorni l’anno. Prima che arrivassi io i ragazzi facevano lo stesso orario (e in più tanta fatica) per procurare lana e cacio a quelli che stanno in città. Nessuno aveva da ridire. Ora che quell’orario glielo faccio fare a scuola dicono che li sacrifico.

La questione appartiene a questo processo solo perché vi sarebbe difficile capire il mio modo di argomentare se non sapeste che i ragazzi vivono praticamente con me. Riceviamo le visite insieme. Leggiamo insieme: i libri, il giornale, la posta. Scriviamo insieme.

Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana

.
Dalle meraviglie umane

maître de Liberté

indépendance - Liberté

.

Sarà il libero pensare
quel camminare fra i crepacci dell’incapacità
di bersi un caffè col mignolo alzato,
piuttosto un dito medio alzato ai benpensanti
fino a sfiorare il culo alle nuvole.

Sarà la strada sconnessa di polvere e sassi
per arrivare nella gola di una voce
che ancora echeggia sulle pareti del mondo
un I care ostentato dai mercanti di sogni
nella vergogna di una bandiera.

Sarà Lorenzo,
una scuola che da vertigine
alle tuniche che a stento recitano
un pater noster nell’abuso d’anelli d’oro
con su inciso un cristo che mai ha portato una croce.

Sarà Lorenzo
la voce di Franco, Nevio o del Buti.
Sarà Lorenzo il peccato di Franco
non avere avuta la voce.

Piuttosto un Cristo che non scende dalla croce
e se scende,
da Barbiana viene fin alla Loggia de’ Marroni
a pesare la dignità della povertà.

Sarà Lorenzo
quel culo sudicio che si lavano
nell’acquasantiera d’una parrocchia di paese.

Saranno Lorenzo,
quegli scarponi che ancora,
anche se cammini scalzo,

fanno rumore

.
Pensando a Don Lorenzo Milani, Mestro di Libertà