traces

avec l'Amour

.

Ti guardo e il sole cresce
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati cuore e colori in mente
Per dissipare le pene della notte

Ti guardo tutto è spoglio
Fuori le barche hanno poca acqua
Bisogna dire tutto con poche parole
Il mare è freddo senza amore

E’ l’inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo
E tu vieni cullata dalle tue lenzuola
Tiri il sonno verso di te

Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per attenderti per seguirti
Dalle porte dell’alba alle porte dell’ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un corpo per sognare al di fuori del tuo sonno
.
.

(Ti guardo e il sole cresce)

Paul Eluard

.
liberamente  tratto dalle Poesie che Amo

petit

sans peau

.

Fammi piccola piccola,
senza pelle arriva subito l’anima.

Da starTi dentro
mentre pensi
e diventare ombra silenziosa
d’ogni Tuo pensiero.

Fammi piccola piccola
che arrivo ovunque, in Te
arrampicandomi oltre il visibile,
in Te, il mio orizzonte.

Da perdermi nei silenzi
mentre da qualche parte escono parole
più sottili dei pensieri,

piccole piccole,
più piccole di me,
arrivano con il soffio del vento,
le carezze.

.

da un soffio di vento sulla bocca dei pensieri
liberamente scucito dal cuore

libre

distance

.

Se sentirai il rumore dei pensieri
caderti addosso come una noia
e se le sere sono vuote di abbracci,

addormenta la solitudine
nella dolcezza del ricordo.

Passi senza corpo s’avvicinano ai capelli
a ricordare i passaggi di una primavera.
L’estate ci è sempre rimasta straniera
chè di Noi,
una storia senza il diritto di Felicità.

Ho bevuto tutte le lacrime delle stelle
e nemmeno stanotte ha piovuto.

Ho ucciso la mia solitudine,
distesa, dolce come morta,
nel riflesso annebbiato dei Tuoi occhi.

Correvi, dio se correvi.
Parevi quasi un uomo libero
perso nella nostra gabbia,
senza l’esigenza d’uscire.

Dicono che la Felicità sia una condizione
un premio, un destino.

La Nostra io ancora non l’ho capito cos’è.
Ha fiamme  e lacrime che non spengono
nemmeno l’urlo silenzioso del fuoco,

il paradiso

liberamente copiato dal mio cuore.
anzi, Nostro

odeur d'enfance

chaussons de danse

.

Ha capelli nerissimi e ondulati, come li aveva sua sorella.
Mi accoglie con un sorriso che mi ricorda da sempre
il sorriso di un’amica d’infanzia, rubata al destino ancora bambina,
con mani violente, in un giorno d’estate, in montagna.

La notizia arrivò nella terra bagnata non solo dalle lacrime del babbo,
quella terra di Germania, con le riviste italiane
che dicevano che lei non c’era più.

L’appuntamento era in biblioteca, stamani.
Lì ci si andava a volte io e la Carla.
Non gliel’ho detto, non glielo dico mai.
Certe cose non si dicono,
che ogni volta che la vedo,
rivedo sua sorella.

Mi piace quel sorriso sempre aperto
che ricorda un giardino di stelle alpine
in un mondo di rovi.

Ha annusato insieme a me,
l’odore delle mie parole.
L’Amministrazione appoggia e patrocinerà
il libro, delle iniziative e dei reading.

Ero vestita di colori, oggi.
Arancione, grigio pitonato, rosa, verde pisello.
Quando ha espresso un consenso alle parole,
quando s’è commossa insieme a me
a rileggere le prefazioni,
ci siamo strette in un abbraccio,
ho rimesso gli occhiali viola pitonati
dalle lenti viola e al di qua delle lenti,
piano, come l’arrivo del vento
che richiama l’autunno,

ha inizato a piovere piano
dal lago stupito e addolcito dei miei occhi

liberamente tratto dalle cose che accadono
Lo stupore

seule

seule

.

Ho ricevuto e lo sai, una tua mail. Anzi due.
Ma ho iniziato a piangere sulla prima.
Senza più lacrime ho continuato a leggerti
ed ho pianto le lacrime che ho già preso in prestito dal mio domani.

Mi paragoni al tuo solito a Pino Roveredo, a Léo Ferré, ad  Alda Merini,
a Piero Ciampi, a Ezio Vendrame.
Nomi troppo illustri e troppo importanti per il niente che sono.
Io te l’ho scritto anche prima che sono solo un manovale delle mie sensazioni,
che sudo dolore e che ho i calli anche nel silenzio.

Però piango per una richiesta silenziosa che azzardo.
Allora mi viene in mente proprio una intervista ad Ezio Vendrame
dopo una sua apparizione a domenica In, quando Domenica In
era condotta da Paolo Bonolis.

Intervista che non riesco a ritrovare in rete, ma sono certa che tu
la saprai trovare, mentre io cercherò quell’intervista ad Alda Merini
alla quale mi paragoni per i temi toccati in una mia mail.

Penso al silenzio della voce.
Penso alle risposte che cerchiamo di dare
dove non ci sono nemmeno domande.

Penso alla tensione che non ti nego.
Penso che ogni volta che scrivo, una parte di me
da qualche parte piange.
Penso che una persona felice, vivrebbe la gioia
piuttosto che tenersi viva, scrivendo.
Penso alla pelle che mi manca dove ho battutto
contro gli spigoli dell’anima e anche il cuore è di me, carne viva.

Penso alla musica
e penso alle volte che ho avuto paura del silenzio.
Penso al silenzio e a una musica che non trovo.
Penso alle corde rotte della mia chitarra
che dovrò cambiare per rilassarmi la sera, prima di dormire.

Penso che le cose trovino il loro corso
scavato spesso nell’inguine distratto dei nostri no.
Troppo difficile raccontarsi favole
per credere ancora alla magia di babbo natale.

Non potrei mai immaginare un mondo senza poesia.
Non vorrei mai un mondo senza poesia.
Per ogni dolore, nascono almeno venti poesie.
Per una gioia, meno della metà.

La terra dell’anima è quella che coltiviamo meno
a dispetto del rumore che non manca mai.

Poesia è camminarsi dentro,
senza la necessità della spettacolarizzazione.

Poi tu lo sai, lo sai bene.
Hai imparato a conoscere le mie inquietudini
e m’hai sentito piangere, come piangono i bambini
come piangono i grandi, come piangono le donne.

Il mio pianto, racchiude tutti e tre i pianti.
Senza foglie, il dolore, è un albero spoglio.
Senza più corteccia, si contano solo gli anelli del tempo.

E quando mi dici che sono ancora giovane
allora piango più forte
quasi da starnutire di rabbia o di solitudine,
che i miei anelli sono tanti…
formano quasi una catena

che in qualche modo
fra il silenzio delle parole e gli spazi vuoti,
fra un dolore e una delusione,
senza più nemmeno il privilegio della croce,
nel silenzio, come la poesia, anche l’ultima lacrima
chiesta in prestito al futuro remoto,
come pioggia estiva, in qualche inverno riscaldato,

anche l’ultimo anello della catena,,
come una musica che sceglierai
da sposare a parole scapole
anche l’ultima lacrima

da qualche parte nel mio fuoco,
evaporerà

liberamente liberato da qualcosa che urlava dentro
con la voglia di uscire

feuille

feuille morte

.

– T’as pas faim?
– Non, j’ai envie de rien, je suis bien.
– C’est vrai ? T’es bien avec moi?
–  Oh, vous pouvez pas savoir comme je suis bien quand je suis avec vous.
Je respire. Je suis vivante. Ça doit être comme ça quand on est heureux.
– Héhé, tout ce que tu dis, ça tient pas en l’air, tu dirais ça à un autre que moi,
je trouverais ça idiot mais… Qu’tu me le dises comme ça à moi, bien…
c’est marrant, ça me fait plaisir. T’as de beaux yeux tu sais.
– Embrasse-moi…Embrasse-moi encore.

***

.

Ricovera le mie foglie,
pensieri che si feriscono al solo esistere.
Su una terra sempre più srida, il mio destino.

Abbracciami

Senza ch’io te lo chieda
perchè le foglie morte volano fra i pensieri
senza chiedere niente se non il vento.

Ubriacami

Del tuo seme, del tuo mare, inondami
fino a insegnarmi a nuotare
nel fango delle tue lacrime

Perdonami

Se dell’Amore io non riesco a stare senza,
perchè dove non c’è diritto d’esistenza,
non c’è reato.

Non c’è niente che riconduca una foglia morta
al ramo del suo dolore.

Se mi riconoscerai,
silenziosamente raccoglimi
e sarà per me, un dolore così forte
quasi come abbracciarti.

.

Qualche volta
le foglie anche se perse nel vento,
sognano

.

(musica: Serge Reggiani – C’est là)

liberamente estratto dalla linfa del cuore

clandestin

solitude

.

Frugo nella mia vita
come una clandestina in cerca di me.
Sto sempre sul lato opposto
di ogni strada, di ogni incontro, di ogni certezza.

Guardandomi piangere, sì, mi riconosco.
C’è una strana luce sul fondo paludoso
dei miei occhi.
Ogni tanto una rana saltella
a ricordarmi la possibilità d’esistenza.

Sui ricordi, scrivo la mia storia,
sul futuro non ipoteco alcuna lacrima.

Fra le ciocche dei salici piangenti
racchiuse nel pugno rassegnato delle mani,
qualche parola a ricordarmi passaggi
come un tempo prezioso
arricchito o derubato dall’esigenza dell’Amore.

Canta la luna sullo stagno
nella mia preghiera muta,
nella cecità di occhi senza più fondo
nel fondo senza fine,
come eco d’un eterno ritorno,

rimbalza  sull’acqua come in una danza
il sapore d’un bacio
.

liberamente rubato dalle Tue labbra

ouverture

sans peau

.

Proprio mentre avrei smesso d’aspettarTi
come s’aspettano le consuetudini
avresti spalancato la finestra serrata sulla mia vita.

Un pensiero si fa strada
dove non c’è nemmeno la ghiaia per un sentiero.

Hai una strana dolcezza
nella timidezza che nascondi
sui gomiti dei fogli.

Lì, proprio lì
dove non arriva nemmeno un raggio di luna
hai aperto cautamente la porta al sole.

.

(musica: Leonard Cohen – Dance me to the end of love)

Liberamente dedicato

fougue

en pensée sur la plage

.

Partire ha il senso incompiuto del tornare.
Un viaggio dentro, attraverso luoghi mai visti
e da sempre familiari.

E’ così che sono partita.
E’ con molte più domande che sono tornata!

***

Il viaggio è la fuga e sono stanca di ribellarmi alla vita.
Su un taccuino ho annotato frasi e apparenti inutili episodi.
Ho lasciato tradurre dalla pelle le cose.

***

La pioggia, il santo e il violinista:
Tappe formali verso le promesse fatte alla speranza nella ricerca di futuro.
Perchè questo sono i viaggi verso i santuari.
Non ho mai amato i santuari troppo frequentati e oramai pubblicizzati come supermercati.
Il santuario di Padre Pio a Sangiovanni Rotondo ormai sponsorizzato da una famosa
catena di fast food americana io non sono riuscita a vederlo.
Mi sono persa al solito nelle mie cose, ad osservare intorno e cercare l’ombra di
qualcosa di umano e meno falso.
La cosa più sacra era un violinista di strada. Mi sono seduta accanto a lui
mentre la mia amica pregava per la salute precaria della madre.
Quella musica era sacra, come le sue mani e come i suoi piedi scalzi
seguiva quasi la tristezza della pioggia in un giorno d’estate.
In quella prima breve tappa, c’erano sì la pioggia e il violinista.
Mancava solo il santo.

.

Lutto o lusso?
L’arrivo a Ostuni, città bianca pugliese, nei giorni del patrono
mi toglie subito il benedetto dalla pazienza.
All’arrivo chiamiamo l’hotel visto che non si riesce a trovare nemmeno l’ombra di un parcheggio.
 La proprietaria ci avverte che ha ceduto la nostra stanza benchè avessimo dato l’acconto..
Io e la mia amica non siamo piccole. Siamo tre metri e sessanta in due.
Uno e ottanta, ciascuna.
Arriviamo piuttosto innervosite in quell’hotel centrale, entrambe vestite di nero.
Abbaio io al solito. Io che non mordo ma ho l’aria sempre un pò per i fatti miei.
La signora ci guarda quasi intimorita, garantisce che per lo stesso prezzo
ci riserva una suite; guarda me e poi guarda entrambe da capo a piedi.
"Signore, scusate… Nere per lutto o lusso?"
" Lusso", si risponde noi con ognuna un pò di lutto ben nascosto dentro.

Cristo e Gerusalemme
Quando viaggio di solito mi soffermo sulle persone. Mi piace guardare le persone.
Sulla statale sedici adriatica cammina con zaino e borraccia un apparente senza fissa dimora.
Si ferma la macchina e gli si va incontro. Mi fermo con lui una decina di minuti
diluiti entrambi in inglese.
– Ciao
– Ciao
– Sono Bea, dove stai andando?
– Ciao, sono X (nome che non capii) Sto andando a Gerusalemme.
– Da dove vieni?
– Sono bielorusso ma sono partito da Parigi per andare a Gerusalemme.
– Quando pensi di arrivarci?
– dovrei arrivare fra due mesi circa.
– Quanto cammini al giorno?
– Dipende dai 20 ai 30 km al giorno. Credo in Cristo. Vado a Gerusalemme per questo.
– Senti, hai bisogno di qualcosa?
– No, ti ringrazio. Ho Cristo e mi basta. Ho anche l’acqua se ho sete.

Lui risprese i suoi passi, noi la macchina.
Se io andassi a Gerusalemme a cercare Cristo, di sicuro
sarebbe in ferie quando arrivo io.

Terra rossa e spine
Non ho mai amato comprare i souvenir. Mi danno una insolita tristezza.
Preferisco prendere un odore, un sapore e regalarlo a chi amo.
La terra rossa di Puglia mi ha incantata, così come gli olivi di Ostuni
o le piante gigantesche di fichi d’India che costeggiano le strade.
L’ultimo giorno è il giorno dei regali perchè rimangano freschi.
Mi ero attrezzata per cogliere le piante di fichi d’india  e per prendere un pò di terra.
Ho i polpastrelli pieni di spine per le tante piante piante di fichi d’India che ho preso.
Mi ha commosso un grosso monte di terra rossa  e con le mani, come i bambini
Mi si avvicina un bel moretto  e mi sorride un bel buongiorno.
– E’ tua, vero? Posso prenderne un pò?
-Tutta quella che vuoi!
– Grazie! La porto a Firenze!
Mi sorride ancora un grosso ciao con la mano
e io rispondo con la mia piena di spine e terra.

Casa
Da un pò di tempo mi sono abituata a starmene da sola
senza nemmeno curarmi troppo l’esigenza degli altri
ed è questa la mia peggiore condanna.
In questo mio animarmi del mio solo guscio e delle mie sole solitudini
è strano sentire vivere oltre a Giacome e a me, casa.
Una telefonata mi avverte che una mia amica di Parma è in casa mia
Lei sa dove tengo le chiavi quando mi chiudo fuori.
Ha curato lei le mie distrazioni e riordinato la mia confusione.
Casa non sono quattro mura. Casa è qualcuno che t’aspetta.
Oggi a casa mia ho trovato casa.

liberamente tratto dalle cose che accadono

pleure

pleure

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La cultura si secca, appassisce:
l’orto ben coltivato torna selvaggio.
Ciò che era ordine è di nuovo caso.
Una foglia marcia, un cespuglio si interroga senza rispondersi
nella malinconia delle stagioni naturali.

Avere appreso non significa nulla, se non si apprende.
Ma l’uomo, come il sole, si stanca.
Gli interessi, le passioni non sono più novità.
Così, alle volte, a più di quarant’anni
si torna adolescenti: si sa soltanto
ciò che si sapeva allora.

Ma è un sapere freddo come il sole dei giorni
e delle stagioni, quando tutto torna com’era.
Tuttavia, quasi per vendetta contro questo mio fallimento
io voglio tornare ancora più indietro.

Con l’aridità il Non-Amore celebra i suoi trionfi,
ma in compenso (l’Amore è sempre il più forte)
anch’esso mi dà qualcosa.
.
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Pier Paolo Pasolini

 liberamente tratto dalle Parole che Amo