la terre et l'eau

indépendance - regard
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Fotografia di Emma

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E’ in quella terra sconnessa
dai cespugli d’aromi
che la vita si fa storia.

La prima ghiaia di un sentiero
è ora la nostra strada
nei segreti che restituisce il tempo.

Le giovani piante si son fatte alberi
e le pietre son diventate
mura di preghiere e silenzi.

Lì tutto è e esiste:
come noi,
pezzi di vita sotto agli alberi.

Se solo sapessi
quanta fatica ci è farsi spazio
fra i fili d’erba
torneresti almeno un giorno
per raccoglierci dalla polvere

e nasconderci
nel nido che han fatto sul noce,

i merli,

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Si avvicina il ventennale di un’Assenza
e tutto diventa dolore.
Anche la mattina svgliarsi.

avion

indépendance - aller
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Fotografia di C. Humano

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Persa come si perdono i capelli,
mi aggiro nella vita degli altri
chiedendo a tutti
se ancora ci ricordano
ridenti come rododendri
nei vicoli della tenerezza.

Eri tu
ed io con te,
quella me ch’è andata
e non sorpende neanche più le ombre.

L’altra me
– questa me che non conosci –  
concentrata e appagata dal niente,
sorvola il passare degli anni.

Di tanto in tanto
un aereoplano cancella
col suo passare

quanto insieme abbiamo toccato
senza fare niente.

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trovato nel solito posto.

de la vie et de l'autre

indépendance - après la neige
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Fotografia di ailicec

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Ed è ora,
il tempo costretto al ricordo:
quel ripercorrere attimi
per non scivolare senza perchè
nel domani.

Il prato è un nodo d’erba
intrecciato dal vento.

Fragranza di zagare
dormiente fra la neve,
che non si vuole svegliare,
veglia sul parlottare del paese.

Poche domande
ci guardano curiose senza chiedere
perchè non sta bene.

La strada è
come la sai, come la ricordi,
un viottolo di ginestre
nei nostri anni migliori.

Suonavate Dylan e Cohen
nei casolari di collina
e ancora suonano in altro tempo,
per altre vie,
le solite canzoni.

La vita è il solito dito rotto
che scivola furtivo 
in una confettura di ciliegie
quand’è già troppo tardi
per avere fame.

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chi mi insegna ora ad avviare i primi giri di maglia
per quando avrò freddo e dovrò farmi
un maglione?

pur

indépendance - Femme
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Fotografia di fateless_gypsy

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Ho provato a distruggere le nuvole
per trovare l’inizio della fine
e almeno l’ombra di un raggio di luce.

Carta straccia i nostri discorsi
e quella preghiera
che non chiede più niente.

Come Maria,
-fra le polveri d’altri –
anch’io vedrò qualcosa nascere.

Ho lavato il cuore
sul fondale di una pozza,
per sentirmi lacrima dopo lacrima,
come fossi pioggia

pura come l’acqua.

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Trovato in giorni furiosi e furibondi
e in una carezza datami con la mano sinistra

maudite

indépendance - entre l'attente
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Fotografia di Meital_p

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No, non finirà mai l’inverno
è nel suo freddo
ogni giorno più forte.

Il fioccare bianco
è la dolcezza di un ricordo
e prima forma essenziale di silenzio.

Lì verità non mente,
lì l’urlare dei prepotenti
è uno schiaffo alla povertà
di chi si decompone nella parola

ogni giorno,
come acqua che evapora
nel suo scorrere,
lentamente.

Tutto è
– eternamente come la maledizione –
che mi ha partorita
già perdente.

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Prima o poi diventerò aria.

le vent nous portera

indépendance - les temps

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Abbiamo avuto
giorni senza melodie
e alberi spogli alle nostre finestre.

Dalla vetrata s’intravedeva l’oltre;
noi eravamo nelle
pieghe che fan le tende, ricadendo.

Ci fanno compagnia
i pensieri che scavano nel vuoto
le cicatrici delle stelle.

Poi tutto si fa vento.

Qualche foglio cade
sull’odore del cielo e della terra.

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Trovato nell’assenza

cyclamen

indépendance - vol

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E ora che sei nelle braccia del vento,
proteggi dal silenzio
il silenzio di ogni donna.
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Un ciclamino bianco
per la mancata presenza,
un ciclamino che resiste nella neve
in quel silenzio sotterraneo
tempio e tempo  prezioso
d’ogni donna.
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Molto più fragile il tuo sguardo,
quei colori forti con cui
esorcizzavi il male
e un turbante per non nascondere
quanto fa male vedere
un albero spoglio in estate.
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Figlia del destino
risorgi in me ogni mattina al risveglio,
fra il cantare degli uccelli
sui tanti rami spogli
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insegnami d’ora in poi la fatica
del viverti senza.
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A te, Patriza
con grande affetto e stima.
Donna stroardinaria, invidiabile Assesosre alla Cultura,
Professionista nella logopedia.
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Il ciclamino bianco che mi regalasti per le parole
ce l’ho sempre.

jour de neige

indépendance - sous la pluie

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Dentro al respiro della pioggia,
ho catturato un raggio di luce.
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Uno soltanto, per trovare
nel buio della notte,
almeno la porta del bagno.
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Pensieri antichi abbelliscono le pareti.
La vecchia radio di legno
dai bottoni larghi,
ricorda la circonferenza di un amore.
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Tanta musica è suonata
nel mio  fiume.
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Con i fratelli delle stelle
ballo sulla coperta di neve
i giorni che tirerai fuori dal cappello.

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Un giorno soltanto,
per correrti incontro e dirti
che no, non mi ha portata il vento.

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trovato dove ho perso qualcosa

reddition III

indépendance - reddition

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C’è una resa nelle cose che non succedono,
c’è un suono che canta sconfitta.
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C’è della calma del tempo,
.un fuoco che cancella il corso dell’acqua
e una visuale appannata indica solo i contorni
dei vetri della stanza.
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C’è un rumore che si muove
dove il silenzio canta.
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C’è un pensiero che si tuffa nel vino
non tace, non dorme nemmeno attaccato al seno
come un figlio.
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C’è un vuoto a perdere
che non si perde nemmeno se lo abbandoni,
e fuori di me c’è un mondo che ancora vive,
mentre dentro, risuonano
come cristalli frantumati  
come si infrangono sulla roccia, le onde
.
Ali, chiome e destini,
in bottiglie vuote fra onde e sabbia,
si lasciano muovere
.
come fossero una bambina immobile
che corre

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Dal secondo calice di vino

Boulevard Solitude

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indépendance - solitude

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La conobbi in primavera.
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Me la presentò l’assistenza sociale
quando me la portarono in ufficio.
Era un’emarginata, di quelle a cui dover riempire il tempo
perchè troppo lungo e vuoto nel paese di provincia.
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Aveva lo sguardo inchiodato nel vuoto
e una collanina di perle di plastica
sopra una camicetta inconcepibile per qualunque moda.
I pantaloni stretti nel culo e corti alle caviglie.
Un paio di calzini verdi corti anticipavano i sandali.
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Nel mio ufficio era vietato vietare
e le permisi quasi tutto.
Si sentiva utile nel contare le cose e dichiararle alla carta
in un improbabile inventario con disegnato in fondo pagina, sempre un fiore:
dalle matite, penne, puntine e quelle cose inutili
che fanno trono a un qualunque dirigente.
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La macchinetta del caffè con le cialde
era nel corridoio davanti al mio ufficio.
Lei adorava farmi il caffè. Non amavo farmi fare il caffè
e ogni giorno le dicevo di prepararsi che io e lei
si sarebbe andate a prendere un buon caffè al bar.
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Era la mia ombra,
un’ombra triste che iniziò a raccontare
di lei e del pomeriggio nel suo appartamento.
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Un appartamento comunale,
due stanze dove prostituire il bisogno d’amore.
Di solito ci salivano i vecchi,
quelli che stanno tutto il giorno davanti al bar malfamato di paese
con le mattonelle ancora tutte rotte.
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Lasciata la mia vecchia professione,
per lei non ci fu più nessuno disponibile a seguirla.
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Ogni mattina passo davanti a quel bar per vedere se la trovo.
Ha sempre lo sguardo vuoto  inchiodato al destino
e riempie il tempo inutile col porco di turno.
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E’ lei spesso le mie prime parole del mattino
e quando posso andiamo ancora in un caffè
per sentire, guardandola felice, meno male.
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Sai, oggi ho dieci euro, pago io.
Mi guarda ridendo, felice per quegli spiccioli
arrivati dalla bocca, dalla figa dal culo.
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Per un pompino le danno un euro. Se ingoia, due.
per un pacchetto di sigarette ne deve fare quattro,
con la grazia di un caffè a sessanta centesimi
se trova un barista clemente.
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L’abbraccio ogni giorno.
Oggi era col vecchio dai capelli tinti
sorretto dal bastone di mezzo.
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Il suo portone era aperto,
il vecchio attraversava la strada,
quella stessa strada dove si chiudono le finestre
della maledetta assistenza sociale.
:
Stamani avrei voluto strapparti come un fiore, Maria
un fiore bastardo che cresce senza nemmeno la protezione delle nuvole
abbandonato sui petali fragili della tua strada

.

Dalla strada dei miei angeli