mîmes

indépendnace  -  les temps

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Il mio tempo è una ragazza castana
che non è mai stata vergine;
perde nelle sue battaglie, ogni guerra.
Ha un sesso in fiore che profuma di donna
chiuso, nascosto fra pagine di memoria.

Si pettina la sera
giocando con le ombre sui muri.
Mima nuda la felicità come se fosse cosa sua.

Poi, seguendo un pensiero lontano,
come fosse d’altri,  il suo tempo
disegna con l’indice sinistro
un punto interrogativo sul cuore.

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Si scioglie nel bicchiere
l’ultimo sole

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Pensando al sole che tramonta
però sorge la luna

pass

indépendance - pass

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Nel silenzio di passi che non arrivano,
si costruisce sfilando giorni dai piedi stanchi,
il suono dell’attesa.

Odore di spezie nell’inguine dove s’è spento il sole.
Odore di mare negli occhi
e due remi incastrati nel cuore,
a indicare una rotta nel mare.

Destinazione paradiso,
raccontano i segreti degli angeli
dove nascono sulle radici senza terra,
i nostri balli.

Seguendo un  cartello con su  scritto il tuo nome
ho perso la via di casa

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Pensando ai dati anagrafici del cuore

ombre

indépendance -  ombre

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Respiro nuda nelle pieghe della sera,
dove il pensiero sveste il corpo della luna
e nulla rimane oltre la parete vuota.

La porta è aperta al passato
e dai pensieri socchiusi,  qualcosa,
come fosse cosa viva, ancora filtra.

Le ali appese al soffitto
traducono il battito, in un alito di vento
che smuove i deliri dell’attesa.

Curerai le ali che non volano più?
Hai dimenticato un pò di storia sulle mie ciglia
che cieche sbattono a inseguire il tormento

di un’ombra

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Dagli appunti di vita quotidiana.
e dal vento che ancora in casa, entra

douceur

indépendance - douceur

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Era il venticinque aprile
eravamo bambine in fiore e tu, come me,
nell’amore morivi.

Ti ricorda un mazzo di fiori sull’albero
che incide nella storia delle bambine
la morte a cento all’ora dietro la curva del sole.

Il tuo era il mio,
compagna di giochi d’infanzia tradita.
Una strada separava i lunghi pomeriggi di confidenze
in questi occhi chiari
che subiscono le ingiustizie dei corvi sulle carcasse dei vivi.

Era il venticinque aprile e tu dietro il sole, andavi.
Me lo raccontò il tuo nome su un foglio
con una madonna piena di gigli
in quel braccio di strada che stringeva i nostri pomeriggi.

Piansi talmente forte
che scrissi per te le prime parole
di nascosto, su un foglio che ancora fa sangue.
Era il venticinque aprile 1982  e la banda suonava in paese.

Oggi la banda ha suonato ancora
per le strade del paese.
ma a te nessuno ti ha ricordata.

Nemmeno un’orchidea bianca
sulla solitudine

E’ questa la guerra delle bambine

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Elisabetta ho sempre invidiato i tuoi riccioli
nei capelli.

confiance

indépendance  - regard

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Un infinito in cui cadere e perdersi,
fu la condanna scritta sulle nostre vite,
in un’estate di stelle dietro ad un cielo che ancora respirava.

E’ l’infinito attimo senza ritorno,
quella partenza senza orizzonti
con una piccola barca di legno blu, alla deriva del tempo.

Incastrato dentro la pelle, si muove il cuore.
Urla, piange, poi con premura,
dal vuoto,  senza farti male,  ti accarezza.

Hanno strappato la collana dei miei giorni
proprio sul tuo scendiletto,
dove rotola ancora, senza sapere verso dove,

il fantasma scalzo del mio destino

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Dalla collana dei giorni
e dalla pazienza che può essere solo Donna

caché II

indépendance  -  voiles

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Nascosta nella mia conchiglia,
seduta sullo sguardo perso come fosse un’onda,
avrei pregato perchè m’ingoiasse in un bacio,
da qualche parte,  la sabbia.

Protetta come mai
avrei smesso di rincorrere le mie ombre
cercando nelle mie pozze, l’infinito del cielo.

Solo un’auto ferma passava nei pensieri
e tu eri in un destino d’altri e a stento camminavi.

Sono inciampata sulla radice morta
di un pero

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dal canvcelletto

l'étoile

indépendance  -  intimité

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Nell’intimità della notte
dove il già stato non sarà mai il divenire,
dove hai colto i miei fiori
nascono sugli strappi del cielo, prati di stelle.

Non è la luce che vedi,
il riflesso di una donna nello specchio.

Quello è un abbraccio rimasto orfano
che piange

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Trovato  nella mano dove coltivo parole
Mancini si nasce

couvent

indépendance - prière

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Se in questa stanchezza tu avessi scritto
un silenzio senza ritorno,
sarei i colori caldi di un cielo al tramonto.

Rosso s’incendia il bosco
nella bocca schiusa, lla sera.
Quando le ombre iniziano il loro delirio
nel teatro delle mie comparse.

Il velo cade dove si perse la vergine
e il peccato diventò santuario.


Emerge come l’eco di una  preghera
dal convento del mio silenzio
.
dalla mia croce